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giovedì 22 febbraio 2018

Usa: lo Sciopero degli Studenti Contro le Armi



Le iniziative della società civile per scuotere il Congresso e sensibilizzare sulla necessità di maggiori controlli sul possesso delle armi. Ma la Florida non vieta i fucili d'assalto

Erano trascorse poche ore dalla strage alla Marjory Stoneman Douglas High School a Parkland, in Florida, quando una giovane sopravvissuta aveva reagito al tweet di cordoglio del presidente Trump digitando a sua volta: «Non abbiamo bisogno delle tue lacrime, abbiamo bisogno che si faccia qualcosa per fermare le armi... ». Altri ragazzi ai microfoni delle emittenti televisive hanno espresso la convinzione che il Parlamento deve scuotersi e sia arrivato il momento di rafforzare i controlli. Tanto che la giovane Emma Gonzalez, compagna di scuola delle vittime, ha urlato, rivolta ai politici, nel corso della commemorazione di sabato: «Dovete vergognarvi». 
(qui il toccante discorso di Emma tradotto in italiano)

Ma nel Paese in cui il presidente, nel suo messaggio alla Nazione, spende parole commosse nel ricordo delle giovani vite spezzate ma tace sul motivo della tragedia, e cioè sul fatto che un 19enne dalla mente malata abbia libero accesso ad armi di guerre, sembra perfino impossibile che qualcosa possa cambiare. Eppure in queste ore il web registra diversi tentativi di sensibilizzare il Parlamento con la mobilitazione dal basso.


Almeno tre scioperi degli studenti sono stati indetti grazie al tam tam sul web. Il primo è stato organizzato per il 14 marzo, ed è lanciato dal movimento di sinistra Women's March Youth Empower, una branca della Women's March: lo sciopero nelle intenzioni scatterà alle 10 di mattina (per ogni fuso orario) e durerà 17 minuti. L'appuntamento sta viaggiando sul web con l'hashtag #enough. "Chiediamo al Congresso di approvare leggi che ci proteggano dalle armi da fuoco nelle nostre scuole, nelle nostre strade, nelle nostre case e nei posti di lavoro".

Il secondo nasce proprio dall'iniziativa dei sopravvissuti di Parkland: il 24 marzo saranno a Washington, sotto la bandiera di March for our lives (Marcia per le nostre vite). Migliaia di adesioni sono state già raccolte, tra cui quella, «appesantita» da una donazione di 500mila dollari, di George Clooney e la moglie Amal.

Il terzo nasce dall'iniziativa di The Network for Public Education ed è stato fissato in una data simbolica come il 20 aprile, il giorno in cui, nel 1999, si consumò il massacro nella high school di Columbine, vicino a Denver (Colorado), in cui morirono 12 tra studenti e insegnanti. I due killer si uccisero nella biblioteca della scuola prima di essere catturati. La strage di Columbine resta tra i più sanguinosi episodi di massacro scolastico nella storia degli Stati Uniti assieme a quello della Bath School (1927) e, successivamente, del Virginia Tech (2007), della Sandy Hook Elementary School (2012) e della Marjory Stoneman Douglas High School (2018) in Florida.

Il 20 aprile, dunque, studenti e professori sono invitati a uno sciopero nazionale (National Day of Action) per chiedere leggi che limitino la circolazione delle armi da fuoco: gli stessi organizzatori hanno lanciato una petizione su change.org e in pochissimo tempo hanno raggiunto 65mila firme.

Cambierà qualcosa? La politica si scuoterà? A dire il vero, lo scetticismo prevale: accanto a queste iniziative cresce anche l'onda di chi chiede che i professori si dotino di pistole e fucili oppure che le scuole assumano vigilanti armati. Sarà un'altra tragica occasione persa?

In realtà qualcosa sembra muoversi: lo stesso Donald Trump lunedì ha aperto a un rafforzamento dei controlli per chi acquistaarmi da fuoco, 
i cosiddetti background checks. In un comunicato della Casa Bianca, la portavoce Sarah Sanders ha fatto sapere che "il presidente ha parlato venerdì con il senatore repubblicano John Cornyn di un progetto di legge bipartisan che lui e il senatore democratico Chris Murphy hanno presentato per migliorare la legislazione federale" sul controllo dei precedenti penali per
chi compra armi.

Davanti alla Casa Bianca sono state inscenate proteste, una novità per Washington: centinaia di ragazzi che dicono no alle armi e alla potente lobby che le difende 
sono decisamente una vista insolita.

No del Parlamento della Florida al divieto alle armi d'assalto
La Camera della Florida, lo Stato in cui si è registrata l’ultima strage, ha votato martedì sera contro una mozione che stabiliva di vietare fucili d'assalto e caricatori a grande capacità, quelli solitamente usati negli assalti e che possono provocare decine di vittime. I deputati si sono pronunciati contro la misura, con 71 voti contrari e solo 36 a favore. Il voto era cominciato con una preghiera in memoria delle vittime della sparatoria di mercoledì scorso a Parkland.

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