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giovedì 25 novembre 2010

VATICANO,Il maggior azionista della casa farmaceutica PFIZER produttrice del VIAGRA


Il maggior azionista della casa farmaceutica PFIZER produttrice del VIAGRA è il VATICANO!!! 
Non vi sembra un controsenso???

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No da sempre all'uso del preservativo e si al VIAGRA???
Dopo le esternazioni a farvore del Preservativo mi sorge il dubbio che siano diventati azionisti anche in quel campo!
Ma seondo voi il" SIGNORE " lo saprà di essere proprietario di così tante SPA sparse per il mondo????


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lunedì 22 novembre 2010

GIAPPONE, MINISTRO GIUSTIZIA SI DIMETTE PER UNA BATTUTA



GIAPPONE, MINISTRO GIUSTIZIA
SI DIMETTE PER UNA BATTUTA
IN ITALIA CE LO SOGNAMO , AHAHAHAHAH
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Il ministro dimissionario, Minoru Yanagida (da Telegraph.co.uk)
Il ministro della Giustizia nipponico, Minoru Yanagida, ha annunciato oggi le dimissioni in scia alle polemiche montate dopo una sua gaffe. «Ho espresso la mia volontà di rimettere il mandato al premier Naoto Kan», ha dichiarato Yanagida in una conferenza stampa convocata a Tokyo, spiegando che è stato il primo ministro in persona a chiedergli un passo indietro «per il bene del Paese», in modo da facilitare l'approvazione della manovra aggiuntiva in discussione in Parlamento.
Yanagida era stato sommerso dalle critiche per alcune dichiarazioni fatte lo scorso 14 novembre a Hiroshima, quando aveva definito «facile» il lavoro di ministro della Giustizia: «Quando sono in difficoltà in Parlamento devo ricordarmi solo due frasi - aveva spiegato a un gruppo di sostenitori -, 'non commento su questioni specifichè e 'stiamo trattando la questione secondo la legge e in base alle prove a nostra disposizione», un'uscita che i critici hanno giudicato offensiva nei confronti del Parlamento.
L'opposizione a guida Liberaldemocratica ha minacciato di boicottare la discussione sulla manovra alla Camera Alta, dove la coalizione Democratica di governo si trova in minoranza. L'approvazione in tempi brevi della manovra aggiuntiva per le misure di stimolo all'economia, già passata alla Camera Bassa, è tra le priorità dell'impopolare esecutivo Kan, cui gli ultimi sondaggi assegnano un sostegno degli elettori scivolato sotto quota 30%.
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venerdì 19 novembre 2010

PORTA MAGICA DI PIAZZA VITTORIO





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Nel popoloso ed antico quartiere dell'Esquilino, tra i grandi palazzi arricchiti da portici ed arcate che risalgono alla fine del 1800, quando la capitale venne spostata da Torino a Roma ed una gran parte dei burocrati torinesi si trasferi nella città eterna in questo nuovo quartiere ideato apposta per loro, su un lato del giardino situato al centro della Piazza Vittorio Emanuele - detta semplicemente Piazza Vittorio - esiste ancora qualche vestigia della famosa Porta Magica o Porta Alchemica, un'altra delle singolari e celebri leggende della città.
La Porta faceva parte di villa Palombara, proprietà del Marchese di Pietraforte, eretta su un'area decisamente più vasta, appartenuta a Papa Sisto V, pontefice dal 1585 al 1590, che vi fece costruire una splendida villa adornata di statue e fontane, su vestigia di età romana già preesistenti, alcune risalenti addirittura al VII secolo A.C., e sui resti del Ninfeo di Alessandro Severo (III secolo), conosciuto come i Trofei di Mario, che raccoglieva le acque degli acquedotti per confluirle al centro della città attraverso canali di distribuzione. Il Ninfeo era un luogo di culto delle ninfe, una grotta naturale o artificiale con acqua sorgiva, con giochi d'acqua, abbellita da volte, colonnati, portici, statue e mosaici.
Ritornando alla Porta Magica e al Marchese, è necessario delineare la figura di questo nobile, innamorato della meditazione, della natura e dello studio dei testi antichi, per lui così affascinanti. Sotto il terreno di una delle sue vigne aveva ritrovato i resti di un'antica riproduzione di epoca romana del discobolo di Alcamene e l'aveva posto al centro dei ruderi del ninfeo. In gran segreto, essendo attirato dall'esoterismo e dalla perfezione, ritenendo il mondo in cui viveva fatuo ed imperfetto, praticava l'alchimia cercando di riuscire nella difficile arte di trasmutazione degli elementi. Sembra fosse membro dei Rosacroce, una famosa setta esoterica, in cui solo gli iniziati potevano accedere ai misteri dell'occulto, che agli inizi del XVII secolo era tornata in auge dopo un periodo di declino e nel suo personale laboratorio teneva incontri con altri alchimisti, che sovvenzionava e faceva esperimenti lui stesso.
Conobbe la regina Cristina di Svezia, che si era definitivamente stabilita a Roma dove proteggeva artisti e scienziati e che aveva fondato un'importante Accademia da cui nacque l'Arcadia. Anch'essa era un'appassionata ricercatrice in questo campo e quindi i due legarono subito e spesso si videro nel laboratorio del Marchese per penetrare tutti i segreti dell'alchimia.
Si sa di certo che un giorno il Marchese venne a contatto con un alchimista medico, Giuseppe Borri, anch'egli esperto di queste arti che, alla ricerca della pietra filosofale, fece molti esperimenti, ma che sparì improvvisamente dalla vita del Marchese, lasciando le sue formule che nessuno però fu in grado di decifrare. E quindi Palombara pensò di riprodurle sulla porta del suo laboratorio, a perenne memoria. Secondo una seconda versione, fu invece Borri stesso ad inciderle sulla porta prima di partire.
Secondo un'altra leggenda, invece, il Marchese avrebbe conosciuto casualmente uno sconosciuto, seguace delle stesse arti, che gli consigliò di scrivere sul marmo le verità apprese ariguardo della pietra filosofale di cui era alla ricerca e che sembrava interessare anche il nobile romano.
Lo sconosciuto si fece rinchiudere nel laboratorio del Marchese e quando egli cercò di entare dopo molte ore trovò che se ne era andato lasciando dietro di sè tracce di oro... forse l'aveva scoperto ed aveva portato via con sè il supremo segreto...
Nonostante l'infelice risultato, questo incontro fu illuminante per il Marchese: secondo il suo sentire e sapere tutte le ricerche relative all'Arte dell'Alchimia non erano riferite ai metalli ma alle realtà interiori e la pietra filosofale non era altro che la Ragione, l'elemento interiore che poteva trasformare tutte le potenze vitali in verità e luce...
Sta di fatto che la Porta Magica, o per meglio dire Porta Alchemica, comprende dieci iscrizioni: una sulla soglia che recita: "Si sedes non is (se vai non siedi)" che poteva essdere interpretata al contrario come: "Se non siedi, vai", ad intendere che bisognava perseverare nel proprio percorso, a prescindere dalla direzione. Sopra la porta c'è un grosso disco con una stella a sei punte con il motto Tri sunt mirabilia Deus et Homo , Mater et Virgo, Trinus et unus", vale a dire:"Tre sono le cose mirabili: Dio e Uomo, la Madre e la Vergine, l'Uno e il Trino". Sopra la stella c'è un cerchio con una croce cin la scritta: "Centrum in trigono centri" ("Il centro è nel triangolo del centro"). In alto sullo stipite, una scritta in ebraico che significa "Spirito Divino" e sotto una frase che richiama a Giasone e al Vello d'oro che i seguaci dell'alchimia interpretavano come la pietra filosofale.
Sullo stipiti sono riportati i simboli dei pianeti e la relativa corrispondenza ad un metallo ed ad un dio:
(Saturno e il piombo - Giove e lo stagno - Marte e il ferro - Venere e il rame - Mercurio ed il mercurio - Apollo, cioè il Sole e l'oro - e frasi alternate che riferite sempre allegoricamente all'alchimia.
Sulla parte inferiore dello stipite è impressa una monade - termine greco che indica l'unità da cui si originano i numeri e le cose, talora usato perdefinire il principio divino come unità suprema e successivamente l'unità minima e indivisibile della sostanza spirituale di cui tutte le cose sono composte - ed un'altra frase: " L'opera del vero saggio è aprire la terra, affinché germogli per la salvezza dell'uomo"
Tutto queste incisioni forse potrebbero riferirsi, oltre che a un semplice accesso fisico oltre la porta, soprattutto ad un acesso ad un livello interiore ad un superiore stato di perfezione dello spirito, requisito indispensabile per i seguaci della setta dei Rosacroce condizione che, secondo i principi rosacrociani, era una condizione irrinunciabile per accedere ai segreti alchemici.

Simboli dei RosaCroce

Le due statue poste ai lati della porta, esseri indefinibili, erano divinità egiziane chiamate Bes, tutori della casa, della nascita, dell'infanzia, conosciuti anche in Roma nell'età imperiale, non erano inglobate in villa Palombara ma vennero ritrovate presso il Quirinale dove sorgeva il tempo dedicato ad Iside. A conclusione dei lavori ottocenteschi per rinnovare Piazza Vittorio, quando Villa Palombara venne completamente demolita, furono poste ai lati della Porta Magica, quasi a tutelarne il segreto.



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LA BOCCA DELLA VERITA'

 


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La Bocca della Verità è un'altra curiosità della città Eterna. Si tratta di un disco di pietra di circa 2 metri di diametro che probabilmente rappresenta un dio degli oceani, oppure una maschera tragica, con la bocca spalancata. Sta di fatto che sembra essere stato utilizzato, nel IV secolo a. C. come chiusura di una fogna del tempio dedicato ad Ercole. Essa venne murata su una parete del portico dell'antica chiesa di S. Maria in Cosmedin nella prima metà del 1600.
La leggenda metropolitana vuole che infilando la mano nella bocca del mascherone, se si dice una bugia, la mano verrà "inghiottita" dal mascherone, altrimenti, se si è detta la verità, rimarrà indenne. Questa storia risale probabilmente ad epoca medievale, quando la bocca era ancora sulle mura esterne della chiesa, alcuni dicono per mettere alla prova le moglie sospettate d'adulterio, altri per mettere alla prova inquisiti di vari reati.

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domenica 14 novembre 2010

TEMA DI QUINTA ELEMENTARE DI ANTONIO GRAMSCI.



ANTONIO GRAMSCI

Se un tuo compagno benestante e molto intelligente ti avesse espresso il proposito di abbandonare gli studi,
che cosa gli rispon­deresti?


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Il tema era questo:"Se un tuo compagno benestante e molto intelligente ti avesse espresso il proposito di abbandonare gli studi, che cosa gli rispon­deresti?"



Ghilarza, addì 15 luglio 1903 Carissimo amico,

Poco fa ricevetti la tua carissima lettera, e molto mi rallegra il sapere che tu stai bene di salute. Un punto solo mi fa stupire di te; dici che non ripren­derai più gli studi, perché ti sono venuti a noia. Come, tu che sei tanto intelli­gente, che, grazie a Dio, non ti manca il necessario, tu vuoi abbandonare gli studi? Dici a me di far lo stesso, perché è molto meglio scorrazzare per i campi, andare ai balli e ai pubblici ritrovi, anziché rinchiudersi per quattro ore al giorno in una camera, col maestro che ci predica sempre di studiare perché se no reste­remo zucconi. Ma io, caro amico, non potrò mai abbandonare gli studi che sono la mia unica speranza di vivere onoratamente quando sarò adulto, perché come sai, la mia famiglia non è ricca di beni di fortuna.

Quanti ragazzi poveri ti invidiano, loro che avrebbero voglia di studiare, ma a cui Dio non ha dato il necessario, non solo per studiare, ma molte volte, neanche per sfamarsi.

Io li vedo dalla mia finestra, con che occhi guardano i ragazzi che passano con la cartella a tracolla, loro che non possono andare che alla scuola serale.

Tu dici che sei ricco, che non avrai bisogno degli studi per camparti, ma bada al proverbio "l'ozio è il padre dei vizi." Chi non studia in gioventù se ne pentirà amaramente nella vecchiaia. Un rovescio di fortuna, una lite perduta, possono portare alla miseria il più ricco degli uomini. Ricordati del signor Fran­cesco; egli era figlio di una famiglia abbastanza ricca; passò una gioventù brillan­tissima, andava ai teatri, alle bische, e finì per rovinarsi completamente, ed ora fa lo scrivano presso un avvocato che gli da sessanta lire al mese, tanto per vivacchiare.

Questi esempi dovrebbero bastare a farti dissuadere dal tuo proposito. Torna agli studi, caro Giovanni, e vi troverai tutti i beni possibili.

Non pigliarti a male se ti parlo col cuore alla mano, perché ti voglio bene, e uso dire tutto in faccia, e non adularti come molti.

Addio, saluta i tuoi genitori e ricevi un bacio dal

Tuo aff.mo amico Antonio



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venerdì 5 novembre 2010

Milano: gomme invernali e catene obbligatorie





Milano: gomme invernali e catene obbligatorie

Dal 15 novembre gli automobilisti della provincia di Milano dovranno essere muniti di pneumatici invernali o catene da neve a bordo




Dal 15 novembre al 31 marzo si potrà circolare sulle strade provinciali di Milano solo montando sulla propria auto pneumatici invernali o tenendo a bordo le catene, anche senza l'effettiva presenza di neve sul manto stradale. La novità è contenuta in un'ordinanza emessa dalla Provincia prendendo spunto dal rinnovato Codice della Strada, che per la prima volta in assoluto applica una fondamentale distinzione tra "pneumatici invernali" e "pneumatici da neve".



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Mentre infatti con pneumatici da neve si identificavano in precedenza le gomme da usare in caso di strada innevata, con la definizione di pneumatici invernali si intendono le gomme da impiegare in tutti i casi in cui il manto stradale è reso scivoloso a causa di particolari condizioni atmosferiche, quindi non solo in caso di neve ma anche, ad esempio, in caso di pioggia. Con l'ordinanza, la provincia lombarda cerca di cautelarsi evitando che si verifichi quanto accaduto sul finire dell'anno passato, quando alcune copiose nevicate bloccarono il traffico per diversi giorni causando incidenti e polemiche tra gli automobilisti.

Da parte sua, l'assessore ai Trasporti Giovanni De Nicola respinge le prime critiche secondo cui la Provincia di Milano voglia "far cassa", chiarendo inoltre che gli automobilisti saranno tutelati dai "vigili troppo zelanti", lasciando capire che, nonostante l'obbligo in vigore fino al 31 marzo, l'applicazione dell'ordinanza avverrà con un certo buon senso, evitando di contestare infrazioni nel caso in cui le condizioni climatiche non rendano realmente necessario l'impiego di gomme invernali o catene.




Il provvedimento prevede comunque una multa di 78 euro per chi non rispetta le regole, ma sarà possibile arrivare anche al fermo del veicolo con relativa sottrazione di punti dalla patente. La Provincia di Milano è la prima in assoluto ad adottare tale misura ma, come precisato dall'assessore Giovanni De Nicola, la speranza è che anche altre province seguano l'esempio, con l'invito di adottare la misura rivolto anche al Comune di Milano, sulle cui strade la Provincia non ha ovviamente alcuna competenza.

di Giuseppe Cutrone 
 
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