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lunedì 11 maggio 2009

Sms, Speriamo non Mi Scopra

Sms, Speriamo non Mi Scopra



di Fabio Miceli



Inutile perdere venti minuti di tempo alla ricerca delle parole giuste da scrivere in un sms. Secondo studi statunitensi i messaggini contengono ben più della “sola” che stiamo cercando di “vendere” e sono in grado, seppur brevi, di rivelare forti tratti della personalità del mittente. E di metterlo a nudo. Perchè fingere modestia o saggezza, camuffarsi timidi, travestirsi da aggressivi o fare finta di essere innamorati, vincono naturalezza e spontaneità. E’ proprio da uno studio sui fidanzati che i ricercatori dell'Università della California Los Angeles (Ucla) hanno tratto queste conclusioni. Nei testi inviati da 70 coppie esaminate la parola "io", per esempio, veniva usata in media 20 volte più spesso di "noi" e i piccioncini che esprimono un'emozione (usando parole come “grande”, “felice” e “amore”) sono i protagonisti delle storie più durature.



Per quanto riguarda le donne, quelle propense ad usare la parola "io" sono circa del 30 % più stabili e innamorate delle altre perché “ciò dipende dal fatto che si tratta di ragazze sicure di sé e della propria storia d'amore” – rivela un portavoce dell’ateneo californiano -, che dunque trovano nell'altro non sono un fidanzato ma un amico con il quale sfogarsi. Le donne in genere tendono a essere più espressive dal punto di vista emozionale e quando riescono ad aprirsi pienamente sono anche più felici a livello di coppia.
Pessima tecnica per gli uomini si rivela quella dell’uso del sarcasmo. Prenderla sul ridere durante il naufragio della storia trapela chiaramente un totale disinteresse nei confronti della storia d’amore al capolinea.



Diversi libri si sono occupati scherzosamente del tema, fra i più recenti ricordiamo "Sms. Solo Maschi Super. Come capire gli uomini dai loro sms" di Monica D'Ascenzo e Chiara Di Cristofaro in cui le autrici ironizzano sui difetti del sesso maschile partendo proprio dal modo in cui essi scrivono i messaggi, e "Uomini e amori - Gioie e dolori", dove Damiano Mazzotti costruisce un intero romanzo a colpi di sms tra partner, in una sorta di cronistoria digitale. Più seriamente ben tre discipline si occupano di esaminare i testi in profondità con l’intento di cogliere e lasciare affiorare l'insieme degli elementi descrittivi "non manifesti" sottostanti alla punta dell'iceberg informativo: la prima indaga sulla provenienza o meno della grafia dalla mano di una determinata persona (esame peritale e verificazione forense); la seconda ha come focus la definizione delle attitudini psicologiche o del potenziale del soggetto scrivente (grafologia); la terza invece punta il mirino sulle restanti informazioni non esplicite presenti all'interno dello stesso testo del messaggio (analisi del contenuto).



Scandagliare con oculatezza le combinazioni di simboli grafici è materia del Dr. Fausto Brugnatelli specializzato in Psicologia della scrittura, Grafologia Forense e Psicologia della scrittura nell'età evolutiva. Ormai fra i più autorevoli nel campo in cui vanta partecipazioni alla ricerca scientifica di settore con pubblicazioni su riviste italiane ed estere.



Dottore cosa si nasconde dietro un semplice sms?
L'argomento è molto complesso, visto che si tratta di un messaggio per sua natura veloce (dunque sintetico). Tuttavia, come tutti i messaggi scritti, può essere decodificato sotto diversi profili. Tanto per dirne una: il preciso sarà quello che non si permetterà di fare abbreviazioni nel testo, né tanto meno errori ortografici (non rinunciando nemmeno all'apposizione della punteggiatura). Il pratico (o lo sciatto) saranno al polo opposto, con abbreviazioni in quantità (es.: qtà), errori ortografici a iosa, mancanza totale di punteggiatura, mancanza di saluti e/o di firma. Il buon livello di sintassi è - come ulteriore esempio - indice di buon livello culturale. Non si applica però il contrario (cattiva sintassi = scarso livello di acculturazione, per i soliti motivi di velocità di trasmissione del messaggio)


Per i grafologi in erba, come si esamina un messaggio?
In avvio viene effettuata un'analisi di tipo quantitativo - allo scopo di determinare, con dati percentuali, quali siano le parole o le espressioni più frequentemente utilizzate dallo scrittore. Già da questo risultato statistico possono essere sviluppate alcune ipotesi in ordine ai diversi temi (non immediatamente manifesti) contenuti nella comunicazione.
In seguito si passa solitamente ad un'analisi di tipo qualitativo, con la messa in relazione dei diversi elementi riscontrati e con l'individuazione dei punti di maggiore interesse inconscio per lo scrittore. In questa operazione di combinazione dei fattori è importante tenere sotto controllo non solo i dati che concordemente indirizzano verso alcune prospettive di decodificazione del messaggio, ma anche gli elementi di contrasto o di vera e propria contrapposizione che possono emergere all'interno dell'analisi del testo.


In quali campi o professioni si rende indispensabile un ottima codificazione degli scritti?
L'analisi del testo contenuto in un messaggio rappresenta un ottimo strumento per accrescere il livello di comprensione della comunicazione scritta. Sebbene tale metodo di studio risulti ancora poco diffuso in Italia, in altri paesi (quali Stati Uniti e Germania, ad esempio) viene ampiamente utilizzato per l'approfondimento e la raccolta di preziose informazioni tanto in campo criminologico, quanto in campo psicologico.



L’analisi riguarda il prodotto della scrittura che però è solo il risultato di un ben più complesso meccanismo neurologico…
Si la scrittura rappresenta il prodotto finale di un atto complesso, nel quale intervengono diverse componenti: in origine vi sono una serie di impulsi nervosi scaturiti dal cervello; questi segnali vengono trasferiti - secondo i meccanismi della fisiologia umana - lungo il braccio, la mano l'avambraccio e per arrivare fino alle dita, dove sono tradotti in simboli grazie al preventivo apprendimento ed uso di un alfabeto. All'interno di questo percorso si intersecano altri importanti fattori quali l'emotività del soggetto scrivente, la sua organizzazione psicologica complessiva, l'abitudine al gesto grafico, i condizionamenti di carattere culturale, lo stato di salute. Le lettere usate e il nostro modo di scrivere dunque rappresenta una vera e propria impronta digitale ogni persona - nata con uno specifico patrimonio genetico, addestrata all'uso della penna attraverso un determinato apprendimento scolastico, cresciuta con esperienze personali inimitabili, modellata nella sua unicità attraverso un particolare percorso evolutivo - elabora senza rendersene conto una propria modalità di scrittura (o di firma), unica ed irripetibile.



Sembra incredibile avere la capacità di conoscere le persone senza nemmeno avere bisogno di incontrarle, scambiare con loro due chiacchiere, vedere come si muovono o si vestono. Attenzione dunque, informarsi bene sul destinatario prima di schiacciare “invio”. Specie se è un partner, potrebbe essere in grado di capire che “Scusami ti chiamo dopo sono in chiesa” sia una scusa ben poco credibile…

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