La fotografia è nata come esperimento scientifico, ma oggi costituisce un efficace mezzo di lavoro in
numerosi campi dell'attività umana ed un riconosciuto mezzo di espressione artistica.
La fotografia è il risultato dell'applicazione del principio della camera oscura, già noto a Leonardo Da Vinci, al quale è dovuta la sua prima completa descrizione all'interno del "Codice atlantico". Nel 1568 il veneziano D. Barbaro migliorò il sistema applicando una lente al foro di ingresso della luce nella camera oscura. Dopo di lui diversi studiosi perfezionarono ulteriormente il sistema stesso apportandovi modifiche e introducendo altri particolari.
Il merito dell'invenzione della fotografia è però universalmente riconosciuto al francese N. Niepce, nel 1822, che scoprì l'insolubilità del bitume di Giudea esposto alla luce e se ne servì per la preparazione di superfici fotosensibili. Tuttavia, l'uomo che aprì la strada a una forma pratica della fotografia fu L. Daguerre, che nel 1839, in collaborazione con lo stesso Niepce, riuscì a fissare le immagini ottenute nella camera oscura trattenendo con vapori di mercurio le lastre di rame sensibilizzate. Questo sistema fu detto "dagherrotipia", e sebbene le immagini non potessero essere riprodotte, si rivelarono di grande utilità perchè risultarono molto più chiare
di quelle ottenute da altri in precedenza.
Nel 1841 l'inglese Fox Talbot creò una sua pellicola rivestendo la carta con ioduro d'argento: il risultato fu un negativo di carta che poteva riprodurre, mediante la luce, varie volte l'immagine su carta sensibilizzata. Questo procedimento fu detto "calotipia".
I dagherrotipi e i negativi di carta di Talbot caddero in disuso verso il 1860 con l'introduzione delle lastre di vetro trattate chimicamente. Il vetro costituiva un ottimo supporto dell'emulsione chimica sensibile perchè la sua trasparenza non ostacolava il passaggio della luce, rendendo così possibili stampe nitide e chiare.
L'aderenza dell'emulsione sensibile al vetro veniva ottenuta con un liquido vischioso detto "collodio". In pratica le lastre dovevano essere preparate, esposte e sviluppate sul posto, prima che l'emulsione
asciugandosi deformasse l'immagine. Si trattava di un processo alquanto complicato che costringeva il fotografo a portare con se pesanti e ingombranti attrezzature.
Tutto ciò finì nel 1871 con l'avvento delle lastre asciutte, che non solo potevano essere preparate in
anticipo, ma erano fino a 60 volte più sensibili della vecchia varietà di lastre umide, quindi l'azione
poteva essere fermata con tempi rapidi di esposizione.
Le nuove lastre portarono a cambiamenti nella struttura degli apparecchi fotografici: infatti fino ad allora le fotografie erano eseguite togliendo il cappuccio all'obiettivo, dato che la durata dell'esposizione richiedeva addirittura dei minuti. Ora invece, con lastre più rapide, si resero necessari complessi otturatori meccanici per il controllo dei tempi di esposizione. Si ebbe inoltre l'inizio della fabbricazione industriale delle lastre, mentre gli sforzi dei tecnici si orientavano verso un tipo di supporto dell'emulsione più pratico rispetto alle fragili e pesanti lastre di vetro.
Nel 1884 G. Eastman creò la prima pellicola fotografica su carta e, pochi anni dopo, nel 1888,
perfezionò il procedimento realizzando una pellicola in rullo alla nitrocellulosa. I successivi progressi tecnici hanno portato molti cambiamenti nel modo di eseguire una fotografia, ma i due principi basilari, cioè pellicola e camera oscura, sono rimasti, salvo il miglioramento dei materiali.
Il progresso dell'elettronica permise di adottare alcune delle ultime scoperte anche nell'acquisizione
delle immagini. Nel 1958 Russell Kirsch trasformò una fotografia del figlio in un file attraverso un
prototipo di scanner d'immagine. Nel 1972 la Texas Instruments brevettò un progetto di macchina
fotografica senza pellicola, utilizzando però alcuni componenti analogici. La prima vera fotografia
ottenuta attraverso un processo esclusivamente elettronico fu realizzata nel dicembre 1975 nei
laboratori Kodak dal prototipo di fotocamera digitale di Steven Sasson.
Oggi l'attrezzatura di un fotografo è ridotta a un apparecchio fotografico portatile dotato di una ristretta serie di accessori. Inoltre, la luce non condiziona più la possibilità di eseguire una buona fotografia, in quanto si può disporre di sorgenti di luce artificiale. La fotografia moderna si è quindi sviluppata in ogni campo, sia artistico, sia scientifico che commerciale.
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