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mercoledì 23 dicembre 2015

Natale2015 con Cometa e Luna Piena




Natale con Luna Piena.



 L’ultima volta 38 anni fa

Doppio spettacolo astronomico la notte di Natale: luna piena e cometa Catalina.
Si può osservare la Luna piena una o due volte al mese, ma è assai raro
 che capiti proprio il giorno di Natale

È Natale e lo sembra ancor di più se c’è qualche segno nel cielo… E quest’anno ne abbiano due.

La cometa, Catalina, innanzitutto. Una cometa che potremo vedere soltanto una volta, perché a causa della sua orbita si perderà negli spazi siderali. 

LA PROSSIMA VOLTA NEL 2034. E poi c’è la Luna, la Luna piena. È vero che abbiamo una luna piena al mese (se non due), ma questa volta cade proprio nel giorno di Natale. Chi si alzerà di buon ora (prima delle 5:50) la potrà vedere in tutto il suo splendore.  La Luna infatti, inizierà a sorgere al tramonto a est e raggiungerà il punto più elevato nel cielo a mezzanotte per poi tramontare verso ovest. Sembrerà proprio che la Luna voglia guidare con il suo massimo splendore il viaggio di Babbo Natale…

L’evento non è così “normale”, perché l’ultima volta che una Luna piena coincise con il giorno di Natale si ebbe nel 1977 e la situazione non  si avrà più fino a Natale del 2034.



Come vedere Catalina, la cometa di Natale
Ha due code ed è possibile osservarla fino a fine gennaio puntando il binocolo verso il cielo in direzione est, in piena notte o poco prima dell'alba.

La cometa del Natale 2015 si chiama C/2013 US10 Catalina e da inizio dicembre è osservabile in piena notte e prima dell'alba con un piccolo telescopio o un binocolo. Raggiungerà il punto più vicino alla Terra il prossimo 17 gennaio, per poi dirigersi verso i confini del Sistema Solare, per cui non rimane ancora moltissimo tempo per assistere al suo passaggio.

COSA C'È DA SAPERE. Catalina è una cometa non periodica del Sistema Solare, individuata il 31 ottobre 2013 dal Lunar and Planetary Laboratory dell'Università dell'Arizona. Ha toccato il perielio (il punto dell'orbita di massimo avvicinamento al Sole) il 15 novembre 2015; prima di allora era stata visibile per mesi solo nell'emisfero australe.

Il suo piano orbitale è inclinato di 149° rispetto a quello dell’eclittica (il piano dell’orbita terrestre), un dato che ne rivela  la provenienza dalla Nube di Oort, l’enorme inviluppo di corpi ghiacciati che avvolge il nostro sistema planetario.

ORA O MAI PIÙ. Il suo periodo di rivoluzione intorno al Sole doveva essere originariamente di alcuni milioni di anni, ma la probabile collisione con un altro corpo celeste ha fornito a C/2013 US10 l'energia necessaria per "scappare" dalla nostra stella (orbita iperbolica). Si tratta quindi del suo primo e unico passaggio all'interno del Sistema Solare e di un'occasione irripetibile per poterla scrutare insieme alle sue due code: una composta da gas ionizzati e l'altra da polveri di varie dimensioni.

COME OSSERVARLA. La sua magnitudine staziona tra il 5 e il 6, il che la rende tecnicamente visibile a occhio nudo. Tuttavia, per centrare l'obiettivo è consigliabile almeno un binocolo, a meno che il cielo non risulti molto scuro. Per trovare Catalina bisogna puntare lo sguardo a est: il 24 dicembre entrerà nella costellazione del Bifolco (Bootes), passando vicino alla luminosa stella Arturo il 1 gennaio 2016. Il 17 gennaio la cometa sarà a "soli" 108 milioni di chilometri dalla Terra: in quella data farà capolino nel cielo dalle ore 22, nei dintorni dell’Orsa Maggiore.

Salvo imprevedibili outburst, la luminosità apparente di Catalina si spegnerà poi gradualmente, rendendo necessario l'utilizzo di un telescopio professionale già da fine gennaio.

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sabato 19 dicembre 2015

Free 2016


Se sei curioso o non ci credi va bene lo stesso
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COME SARA' LA TUA VITA SESSUALE NEL 2016






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venerdì 18 dicembre 2015

Vagabond : l’Adesivo più Incollato degli anni ’80



Ecco chi sono i “genitori” di Vagabond

L’adesivo più incollato degli anni ’80
Ha fatto il giro d’Italia. Poi, con la stessa velocità con cui è comparso sui lunotti dei pullmini Westfalia, delle 2 Cavalli e delle R4, è sparito. Lo racconta Mario “Majo” Rossi: «Gilardoni si inventò questa figura che incarnava la libertà»


Il suo nome – “Vagabond” - forse dice poco. Però è stato uno degli adesivi più noti, e incollati, degli anni Ottanta: un ragazzo con i capelli lunghi ripreso di spalle, con la chitarra, un sacco a pelo a tracolla e un paio di sandali ai piedi. Ha fatto il giro d’Italia. E probabilmente di mezza Europa. Un successo straordinario. Poi, con la stessa velocità con cui era comparso sui lunotti posteriori dei pullmini Westfalia, delle 2 Cavalli e delle R4, è sparito. Travolto dalla pioggia e dagli anni Novanta. 

La sua storia, però, è rimasta per tanti un punto interrogativo. 
Chi lo disegnò? Quando? Chi rappresentava? 

Oggi, grazie al giornalista Emanuele Galesi e alla nostalgia per tutto ciò che è “Made in the 80s” 
esplosa online, abbiamo una risposta a tutte queste domande. Ma soprattutto i nomi e i cognomi dei 
“genitori” di Vagabond e il racconto di come due ragazzi non si sono arricchiti nonostante il successo del loro sticker. Si chiamano Mario “Majo” Rossi e Mauro “Gil” Gilardoni, ex compagni di classe del liceo artistico Foppa di Brescia, entrambi nati nel 1963. Il primo oggi lavora come fumettista (in Italia collabora con Vampyr e Tex della Bonelli, in Francia con le case editrici Soleil e Glenat), il secondo come imprenditore. “Era il 1980 e durante un’ora di disegno libero Gilardoni si inventò questa figura che incarnava gli ideali di libertà e spensieratezza dei giovani di quel periodo – ricorda Majo -. Noi ci vestivamo un po’ così: calzoni larghi, cinture tirate in vita, capelli lunghi. Ascoltavamo Bob Marley e i Pink Floyd e ci sentivamo liberi. Gil mi chiese di dargli una mano a definire meglio il personaggio e io non mi feci pregare”. 

Il disegno, ritagliato e plastificato in modo artigianale, finì sulla Vespa Primavera ET3 di Gilardoni. A Brescia piacque talmente tanto che un negozio di vestiti usati e chincaglierie orientali ordinò ai due studenti di produrre le prime copie. “Proponemmo al proprietario di stamparle ma ci disse che non era il caso, di continuare a disegnarle e ritagliarle – racconta Gilardoni -. Dopo qualche settimana, però, cominciammo a vedere il nostro disegno dappertutto. Protestammo e andammo anche da un avvocato per fare causa, ma alla fine lasciammo perdere. Eravamo giovani, idealisti e ingenui. Che errore. Per tutti gli anni Ottanta ritrovammo quell’immagine ovunque: fuori da una discoteca in Spagna, sulle auto dei turisti tedeschi in vacanza sul lago di Garda, su una t-shirt in un mercatino di Colonia accanto a quelle dei Led Zeppelin e dei Beatles”.  

Vagabond diventò un business. Comparvero decine di disegni simili: “Vagabond in moto”, “Vagabond con gli amici intorno al fuoco”, “Vagabond con le gambe incrociate”. 
I due ragazzi, però, guadagnarono 
poco o nulla. “Un altro negozio, concorrente di quello che ci rubò l’idea, ci chiese di produrre una linea – continua Gilardoni -. La gente voleva vedere il volto di “Vagabond”, conoscere la sua storia. Noi però eravamo perplessi. Dare un viso a un personaggio del genere significava snaturarlo, addirittura ucciderlo. Lo disegnammo ma alla fine decidemmo di non divulgarlo e lasciammo perdere. Ormai il treno era passato e noi l’avevamo perso”. 

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mercoledì 9 dicembre 2015

Il Sesso nel 2019 #kamasutra




Come sarà la tua vita sessuale #kamasutra
 dal 1 gennaio al 31 dicembre 2019 per tutti i segni zodiacali



Previsioni per il 2019 
SESSO
Se durante il 2018 avete battuto la fiacca fra le lenzuola, non vi resta che sperare in un 2019 decisamente più sexy! Quali sono i segni zodiacali che l'anno prossimo 
conquisteranno la palma della sensualità? 
 Ecco, segno per segno, il vostro futuro nella sessualità:



 sensualità al top
Non c'è dubbio che questo sarà un anno buono per l'Ariete e per la sua sessualità. Chi è single potrà sperare in nuovi incontri che porteranno una ventata di freschezza e passione in camera da 
letto. E chi è in coppia? Udite, udite: questo è l'anno in cui anche la coppia più arrugginita potrà cogliere l'occasione per risvegliare la passione sopita..continua a leggere




 l'era del coinvolgimento
Il toro è uno dei segni più passionali dello zodiaco, inutile dirlo, ma quest'anno farà davvero scintille! Alla sua voglia di dominazione in camera da letto si aggiungerà un maggiore coinvolgimento dal 
punto di vista sentimentale che scatenerà e appagherà tutti i sensi...continua a leggere




la fantasia al potere
Un ottimo anno in camera da letto anche per i Gemelli. In passato avete usato troppo la mente quando arrivavate al sesso, adesso è venuto il momento di lasciare spazio alla fantasia e 
all'improvvisazione e scoprire nuove sensazioni che 
non pensavate di poter provare...continua a leggere




 ritrovando l'intesa
Il Cancro è sognatore e sentimentale e talvolta dimentica che l'amore non è fatto solo di belle parole, ma anche di fatti. Il 2016 è il momento giusto per ricostruire un'intesa sessuale con il partner, 
perché anche voi sentirete più potenti il richiamo 
della sessualità...continua a leggere



 nuove esperienze in arrivo
Cosa succedere nella stanza da letto del Leone? E' di scena la trasgressione! Il rapporto con il partner si farà particolarmente passionale e sarete pronte ad aprire le porte della vostra fantasia 
anche a pratiche verso le quali finora vi eravate dimostrate 
un po' scettiche...continua a leggere




 senza freni
Beate le donne della Vergine, perché quest'anno si divertiranno davvero tanto in barba alle inibizioni che in passato le hanno frenate. Questo è l'anno per scatenarsi, lasciarsi andare e provare 
quelle posizioni che neanche nei vostri sogni più torbidi...continua a leggere




 è ora di inventarsi qualcosa di nuovo!
Attenzione amiche della Bilancia, questo 2016 si annuncia piatto in camera da letto, datevi da fare per scuotere un po' la situazione o rischerete di trovarvi davvero poco soddisfatte! Se non trovate 
un partner adatto alla situazione potete sempre provare a 
movimentare da sole la faccenda...continua a leggere




 un po' di sana quotidianità
Le single dello Scorpione potranno effettivamente sperare in un anno frizzante, fatto di tanti nuovi incontri, mentre per quanto riguarda chi è in coppia...attente alla routine! Passare da rapporti 
frequenti e soddisfacenti a timbrare il cartellino del sesso è facile: fate che non accada, perché quest'anno la possibilità c'è...continua a leggere




 posizione d'equilibrio
Sarete felici a letto amiche del Sagittario? Si, se riuscirete a dare la stessa importanza al vostro partner invece di comportarvi da vere dominatrici. Le posizioni doppie e simmetriche saranno in 
questo senso vostre amiche e irrinunciabili compagne di letto...continua a leggere




 irrinunciabile tocco di follia
Non c'è che dire, un po' come il Toro anche il Capricorno fa faville a letto. Per il voi e il vostro partner il 2016 sarà davvero un anno d'oro, ricco di intesa e piaceri: non tiratevi indietro e scoprirete 
sensazioni davvero incredibili...continua a leggere



la passione vince l'amore
E' facile innamorarsi per l'Acquario, ma è ancor più facile stancarsi del partner. Cosa fare allora? Godersela! A letto potrete dare il meglio di voi senza preoccuparvi più di tabù che fino a poco tempo 
fa tenevano la vostra mente occupata...continua a leggere



 1+1 non fa 2
Ma fa 3! Questo per le donne dei Pesci è l'anno della fertilità: largo allora a tutte quelle posizioni che facilitano la gravidanza. Molto bene di conseguenza anche l'appetito sessuale che crescerà 
man mano che l'anno avanza...continua a leggere


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venerdì 4 dicembre 2015

Cosa è il Giubileo



Cos’è il Giubileo?
 Le origini, la storia, le tradizioni del Giubileo.

Il Giubileo ha origine dalla tradizione ebraica che fissava, ogni 50 anni, un anno di riposo della terra 
(con lo scopo pratico di rendere più forti le successive coltivazioni), la restituzione delle terre confiscate e la liberazione degli schiavi. Per segnalare l’inizio del Giubileo si suonava un corno di ariete, in ebraico yobel, da cui deriva il termine cristiano Giubileo.

Nella Chiesa cattolica, il Giubileo (o Anno Santo) è il periodo durante il quale il Papa concede 
l’indulgenza plenaria ai fedeli che si recano a Roma e compiono particolari pratiche religiose.

STORIA. Il primo Giubileo fu indetto nel 1300 dal Papa Bonifacio VIII che fissò una scadenza della 
festività ogni 100 anni. In seguito si fissò ogni 50 anni, ma i Giubilei ebbero scadenze sempre diverse a seconda degli eventi. 

Attualmente i Giubilei si svolgono ogni 25 anni: gli Anni Santi ordinari sono stati 
(con quello del 2000) 26; quelli straordinari, concessi in occasione di particolari ricorrenze o in momenti difficili per la Chiesa e il Mondo, 95. La durata del Giubileo è di circa un anno
Il Giubileo del 2000 ha assunto un’importanza speciale perché ha celebrato i due millenni dalla venuta di Cristo sulla Terra ed è stato il primo Giubileo a cavallo tra due millenni.

CHE COSA SUCCEDE DURANTE IL GIUBILEO. 
Il Giubileo viene celebrato con varie iniziative durante 
un anno intero che ha inizio la vigilia di Natale con l’apertura delle porte sante che si trovano nelle 
quattro principali basiliche di Roma, S. Pietro in Vaticano, S. Giovanni in Laterano, S. Maria Maggiore e S. Paolo.

Il Papa viene portato in sedia fino alla porta murata di S. Pietro, che picchia per tre volte con un martello d’argento cantando in latino: «Apritemi le porte della giustizia». Dopo di lui picchia la porta per due volte un cardinale e quindi la porta viene aperta.

Il Papa passa per primo tenendo nella destra una croce e nella sinistra una candela accesa. La stessa 
cerimonia viene compiuta da cardinali nelle altre tre basiliche. L’Anno Santo si conclude con la muratura delle porte sante fino al successivo Giubileo.

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Cardinal Bertone e l’ attico fatto con i soldi destinati ai bambini



Cardinal Bertone e l’ attico da Sultano fatto con i soldi destinati ai bambini! 
Alla faccia della povertà!
Ma cos’è la povertà per un Sacerdote?
E’ un impegno vero e proprio nella vita di tutti i giorni a rinunciare a molti dei privilegi, dimostrando così una vera libertà anche rispetto ai beni materiali.
E la povertà va a braccetto con la Carità, anch’essa altra virtù che fa parte della vita di chi è a servizio di Dio senza altri scopi…
Il sacerdote non deve somigliare ad un uomo intento solo alle occupazioni materiali, e neppure «l’uomo che si inorgoglisce per la sua ambizione e la posizione raggiunta in questo mondo».
Non stiamo parlando di un Sultano, bensì di un Cardinale,il quale va contro il principio di Papa 
Francesco e quelli della Chiesa stessa. Essi infatti testimoniano come, la vita VADA VISSUTA SENZA SPRECHI O ECCESSI…
Ma qualcosa non torna allora…

Ricapitoliamo un pò di cose:
Lo scandalo Bertone riguarda ben più che fatti strettamente legati al Vaticano.
Tanto per iniziare sotto accusa c’è il suo mega attico ristrutturato proprio a pochi passi dalla residenza del Papa. E’ sito a Palazzo San Carlo in Vaticano.
Le sue dimensioni lasciano davvero esterrefatti…  secondo alcuni la metratura si avvicina a 700 metri quadrati, mentre il cardinale Bertone ha specificato che l’abitazione è di “soli” 350 metri quadrati.

SAPETE QUAL E’ L’ ACCUSA PIU’ ASSURDA?
Il super appartamento del cardinale Tarcisio Bertone è stato ristrutturato con i soldi destinati ai giovani dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù. Lo scrive il giornalista dell’Espresso, Emiliano Fittipaldi, nel suo libro “Avarizia” in uscita da Feltrinelli. Lo riporta un’anticipazione pubblicata dal quotidiano “la Repubblica”.
“Nel focus si evidenzia l’affitto di un elicottero, nel febbraio 2012, 
per la bellezza di 23 mila e 800 euro. 

Pagati sull’unghia dalla fondazione Bambin Gesù “a una società di charter per trasportare monsignor 

Bertone dal Vaticano alla Basilicata per alcune attività di marketing svolte per conto dell’ospedale”. Ma c’è un’altra spesa della fondazione non pubblicata sul rapporto PwC che rischia di imbarazzare il Papa e il Vaticano.”

Noi non vogliamo accusare nessuno SIA CHIARO…Intanto sono in corso delle indagini e speriamo 
venga fatta chiarezza in merito a questa storia, ma e tutto questo si dimostrasse vero e fondato, dove 
sono finiti i principi indissolubili che devono contraddistinguere un uomo di chiesa?
Prendere del denaro che non è destinato a se, al fine attuare scopri propri, va contro ogni logica 
ragionevole…
Per non parlare del fatto che un Cardinale abbia un attico di 700 o 350 metri quadrati…
Cosa ci deve fare un Cardinale con tutti qui metri quadrati di casa?

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Massacro a Sand Creek



 Massacro a Sand Creek
Noto anche come battaglia di Sand Creek o massacro di Chivington, il massacro di Sand Creek va in scena il 29 novembre 1864 durante le guerre indiane negli Stati Uniti, quando le truppe guidate dal colonnello John Chivington della milizia del Colorado colpiscono un villaggio di Arapaho e Cheyenne, uccidendo tutti compresi bambini e donne.

In quel periodo, la febbre dell’oro (iniziata alla fine degli anni Cinquanta dell’Ottocento nelle Montagne Rocciose del Kansas) sta attirando numerosi colonizzatori in quei luoghi: un’ondata migratoria improvvisa che fa sorgere scontri tra le tribù indiane che abitano l’area e gli “invasori”. Gli scontri si traducono nella guerra del Colorado che va in scena nel 1864. Poiché il conflitto tra minatori e nativi sta mettendo in pericolo i percorsi delle locomotive lungo le pianure dell’est del Colorado, John Evans, governatore del territorio, spedisce il colonnello Chivington alla guida di un esercito di modeste dimensioni, composto da gente del posto, contro gli indiani. Il governo impone che le tribù si radunino a Fort Lyon.

Qui si presentano circa ottocento Arapaho insieme con uno dei capi Cheyenne del sud, Pentola Nera, per chiedere di sospendere le ostilità; poco dopo, essi si spostano quaranta miglia a nord, sul Sand Creek. È a questo punto che gli uomini di Chivington, appartenenti alla Terza Cavalleria Colorado (gente non proprio raccomandabile, mercenari reclutati per cento giorni con l’unico obiettivo di uccidere il maggior numero possibile di indiani) e alla Prima Cavalleria Colorado, unitamente a una compagnia di Primi Volontari del New Mexico, si dirigono verso i campi: il 29 novembre si verifica un vero e proprio massacro, benché i Cheyenne si mostrino disponibili a trattare la pace.

Una delegazione di indiani guidata da Orso Magro viene mandata in avanscoperta: il capo Cheyenne, però, viene ucciso immediatamente. In seguito, un rapido combattimento viene bloccato dal capo Pentola Nera, che impone ai suoi seicento guerrieri di non uccidere i volontari. La situazione, insomma, sembra essere favorevole agli indiani, ma la loro richiesta di pace non viene tenuta in considerazione da Evans. Avvicinatisi ai forti nel tentativo di capire la situazione, alcuni capi dei nativi si separano dalle altre tribù, inclusa quella di Pentola Nera, che invece muovono verso nord. L’esercito, tuttavia, non terrà minimamente conto della distinzione tra indiani con intenzioni bellicose e indiani pacifici. Il campo Cheyenne, situato in un’ansa del fiume a ferro di cavallo, è privo di sentinelle nel corso della notte, poiché gli indiani credono di non avere nulla da temere e si fidano dei colonizzatori. Nell’ansa ci sono circa seicento indiani, quasi tutti bambini e donne, visto che la maggior parte dei guerrieri si è spostata a est a caccia di bisonti per soddisfare le esigenze dell’accampamento.

I primi sentori di un possibile attacco arrivano intorno all’alba, quando si ode il rimbombo di zoccoli sulla pianura, che però viene scambiato per una massa di bisonti. Con il sorgere del sole, l’accampamento viene fatto circondare dal colonnello, in contrasto con gli accordi presi in precedenza, e a dispetto della bandiera americana issata nel villaggio (il colonnello Greenwood aveva assicurato a Pentola Nera che nessun soldato avrebbe aperto il fuoco fino a quando la bandiera avesse sventolato). Viene, quindi, comandato l’attacco contro una popolazione praticamente inerme, non in grado di opporsi. Gli indiani iniziano a uscire dalle tende, spaventati, dirigendosi verso i cavalli. Nella confusione, Pentola Nera urla alla propria gente di non temere nulla e di fidarsi dei soldati. Poco dopo, le truppe iniziano a sparare con pistole e carabine, proprio mentre donne e bambini cercano riparo sotto la bandiera. Molti uomini vengono mutilati in maniera orrenda e scalpati, le donne violentate; i bambini impiegati per orribili tiri al bersaglio. Episodi sconvolgenti e delitti atroci, accentuati dal fatto che molti soldati sono ubriachi.



Tra i Cheyenne, si registrano almeno centocinquanta morti, molti dei quali bambini, donne e anziani.

Insomma, bevute di whisky e totale assenza di disciplina contribuiscono a rendere sconvolgenti quelle uccisioni: ma, al tempo stesso, favoriscono la fuga di diversi indiani. Molti Cheyenne, infatti, riescono a scavare sotto gli argini del fiume trincee, in maniera da resistere fino all’arrivo della notte. Con il calare del buio, i superstiti emergono dalle buche, tentando la fuga verso est: una marcia durata ottanta chilometri, fino al primo campo di caccia, dove si ricongiungono ai familiari (soprattutto guerrieri).

Dopo l’eccidio, diversi indiani si uniscono alla confraternita di guerrieri “Dog Soldiers”, rendendosi responsabili di un massacro nei confronti dei residenti della Platte Valley, con oltre duecento civili uccisi.

I colpevoli del massacro del Sand Creek non verranno mai puniti, a dispetto dell’apertura di un’inchiesta nel 1865: la strage non sarà mai condannata ufficialmente, e addirittura ancora oggi una città posta non lontano dal Sand Creek porta il nome di Chivington. Quel massacro, comunque, sarà l’evento scatenante delle Guerre Indiane, durate dodici anni, che porteranno alla morte a Little Big Horn di George Custer.

A questo episodio si riferiscono Fabrizio De André nella canzone “Fiume Sand Creek” (contenuta nel disco del 1981 “Album dell’indiano”), il folk singer americano Peter La Farge nel brano “The Crimson Parson”, Emilio Salgari nei romanzi “Sulle frontiere del Far-West” e “La scotennatrice”, e il regista Ralph Neeson nella pellicola “Soldato blu”.

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GLI USA SONO SEMPRE STATI IN GUERRA
DALLA NASCITA DEL LORO STATO

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giovedì 3 dicembre 2015

Invenzioni dall'Antico Egitto



 Invenzioni nate nell'Antico Egitto
Dalla cosmesi alla catena di montaggio, 
scoperte di grande utilità per le quali dobbiamo ringraziare il popolo delle piramidi.

I FOGLI DI PAPIRO. Prima che in Cina nascesse la carta, e mentre in Mesopotamia si scriveva ancora su tavolette d'argilla, gli egizi trovarono il modo di ricavare dal fusto di una pianta acquatica molto comune nel Delta del Nilo un supporto leggero, chiaro e pieghevole che avrebbe rivoluzionato il modo di scrivere. Le strisce strappate dal fusto triangolare della pianta venivano affiancate, pressate, essiccate, con un processo che gli egizi tennero a lungo segreto per avere l'esclusiva commerciale nella distribuzione di questa merce. I fogli accostati e incollati con acqua e farina, potevano poi dar vita a lunghi rotoli. I più antichi papiri mai ritrovati risalgono al III millennio a.C.

L'INCHIOSTRO NERO. Gomme vegetali, cenere e cera d'api erano alla base dell'inchiostro scuro con cui vennero stesi i geroglifici, che ha conservato questi scritti intatti fino ad oggi. L'invenzione 
dell'inchiostro nero viene fatta risalire proprio agli antichi egizi, che arricchirono comunque i loro scritti anche con pigmenti colorati. 

L'ARATRO. L'attrezzo che ha cambiato l'agricoltura è di origine incerta e potrebbe essere apparso 
contemporaneamente in diverse parti del mondo tra il VI e il V secolo a.C. Quello era però uno 
strumento leggero, in legno, che a malapena "graffiava" il terreno - ed era trainato da uomini! Le cose cambiarono con la domesticazione dei bovini, iniziata in Mesopotamia nel 6000 a.C. E nel 2000 a.C. gli egizi attaccarono gli aratri prima alle corna del bestiame e poi, in modo più efficace, a lacci collegati agli animali. Questa forma di aratro, ancora leggera, funzionava bene nel terreno limaccioso lasciato dalle periodiche piene del Nilo. 
L'aratro pesante, in ferro, apparve invece in Francia attorno al 1000 a.C.


IL BOWLING. A Narmoutheos, un sito a 90 km a sud del Cairo, ricercatori italiani dell'Università di Pisa hanno portato alla luce i resti della più antica "pista da bowling". Su un pavimento in limo è stata scoperta una serie di scanalature lunghe circa 4 m con al centro un buco quadrato in cui si suppone si 
posizionassero i birilli. Nello stesso luogo sono venute alla luce anche due piccole bocce di pietra 
levigata. L'ipotesi è che nel bowling egizio ci si posizionasse alle due estremità di una pista e si 
cercasse di abbattere birilli al centro (e non in fondo come nella versione moderna). 



LA SERRATURA. Le prime in uso in Egitto 4000 anni prima di Cristo erano di fattura molto semplice: un chiavistello era collegato a perni di legno che potevano essere sollevati da una chiave. L'inserimento di una chiave sollevava i perni che a loro volta consentivano lo scorrimento del chiavistello liberando l'ingresso. Unico neo di questi meccanismi, ripresi successivamente anche dai Romani, erano le dimensioni. Alcuni potevano raggiungere i 60 cm di lunghezza: non esattamente facili da manovrare. 

IL MAKE UP. Non sarà un'invenzione epocale come quella della ruota, ma ne batte molte altre in 
longevità. Da quando gli egizi iniziarono ad applicarlo nel 4000 a.C., il trucco non è mai passato di 
moda. Da un miscuglio di fuliggine con un minerale chiamato galena ottenevano un composto chiamato kohl usato per scurire e allungare il contorno degli occhi. Sul viso si applicavano invece miscele minerali dall'effetto sbiancante: il trucco non era comunque una preorogativa femminile ma un'usanza unisex usata per rimarcare l'appartenenza a un'alta classe sociale. Si credeva avesse anche una funzione terapeutica e proteggesse gli occhi da varie infezioni e dal riverbero del sole. Il tipico tratto allungato verso l'esterno aveva un significato simbolico preciso: richiamava l'amuleto udjat, "l'occhio risanato" del dio falco Horo.

SPAZZOLINO E DENTIFRICIO. I problemi dentali appena citati portarono anche allo sviluppo delle prime forme di spazzolino (un bastoncino di legno dalle estremità frastagliate) e a ben due diverse documentate ricette di dentrifricio. Una, un po' meno fresca, era base di materiali abrasivi come polvere di zoccoli di bue, ceneri, pietra pomice e guscio d'uovo bruciato. Un'altra formula, trovata scritta su un papiro del IV secolo d.C. (quando l'Egitto era sotto l'occupazione romana) comprendeva sale, menta, grani di pepe triturati e fiore di iris essiccato. La pasta dentrifricia era sistemata anche accanto alle mummie .



BARBA E CAPELLI. In un clima torrido come quello dell'Antico Egitto, lo sfoltimento di peli e capelli era una pratica svolta con attenzione maniacale. Il corpo dei sacerdoti doveva essere completamente glabro come simbolo di purezza: l'usanza, per questa classe sociale, era di rasarsi da capo a piedi ogni 3 giorni. Anche per gli uomini comuni la barba incolta era segno di trascuratezza (e riservata ai giorni di lutto). Nacque, sembra, nell'antico Egitto la figura del barbiere, insieme agli attrezzi del mestiere: lame prima di pietra e poi di rame, con manici in legno, con cui radere il viso. Allo stesso tempo una finta barba curata era segno di alta dignità sociale: i sovrani ne indossavano una cerimoniale di lunghezza esuberante e forma squadrata, ricavata con la lana tosata delle pecore.

LE MENTINE. L'alimentazione e gli attrezzi utilizzati per ricavare le farine - che lasciavano nel cibo un fastidioso residuo granuloso - contribuivano a fare della salute dentale uno dei punti deboli dell'Antico Egitto. Ascessi, carie e problemi allo smalto erano all'ordine del giorno, come confermano le dentature accidentate trovate in diverse mummie. Uno dei primi sintomi di una cattiva salute dentale è l'alito cattivo: per contrastarlo, gli egizi avevano inventato una pallina gommosa a base di mirra, incenso e cannella bolliti con miele. Un concentrato di spezie dal potere rinfrescante: in pratica, l'antenato delle moderne mentine.



LA CATENA DI MONTAGGIO. In un certo senso gli antichi egizi possono essere considerati i "nonni" delle automobili: furono loro a utilizzare per primi, in modo sistematico, la rigida suddivisione dei compiti lavorativi nella produzione dei cocchi, conosciuti nel 1800 a.C. grazie al popolo di pastori degli Hyksos e dagli egizi perfezionati. Una pittura egizia rinvenuta in una tomba di Tebe evidenzia come la costruzione dei cocchi possa essere considerata la prima catena di montaggio della storia. Più persone con compiti specializzati lavoravano in sequenza ai singoli componenti. Diversi secoli più tardi, gli americani Henry 
Ford e Frederick Taylor avrebbero completato l'opera.

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