«Bruciamo le moschee e uccidiamo i musulmani»,
45enne condannato per il post choc su Facebook
«È il momento di rispondere a questi attacchi: il governo non farà nulla per colpa dei buonisti, ma ogni volta che si verifica un attentato di matrice islamista dovremmo bruciare una moschea, possibilmente quando è piena di gente». Con questo post, pubblicato su Facebook nel giorno del concerto di Ariana Grande 'One Love', dopo l'attentato della Manchester Arena, un 45enne inglese si è messo in un bel guaio. I suoi stati, pubblici, non sono sfuggiti alle autorità e l'uomo, dopo essere stato denunciato, è stato condannato a due anni.
«Voglio fare un appello a tutti gli assassini di questo paese: fateci un favore e concentratevi sulla comunità musulmana» - si legge in altri post di Andrew Emery, scritti tutti il 4 giugno dello scorso anno - «Bruciate una moschea e vi sentirete meglio». L'uomo, come riporta Metro.co.uk, era stato arrestato e denunciato pochi giorni dopo. Durante il processo, il suo legale ha proposto una serie di attenuanti: Emery, al momento di scrivere quei post, era ubriaco e ancora sotto choc sia per l'attentato al London Bridge del giorno prima,
sia per aver saputo che il padre, malato, era ormai in fase terminale.
Un'indagine sui post pubblicati dall'uomo, tutti pubblici su Facebook, ha però rivelato che quei post non costituivano un caso isolato. Qualche tempo prima, infatti, Andrew Emery aveva scritto, commentando il 'Muslim Ban' di Trump: «Fa bene a bandire i musulmani, dovremmo farlo anche noi, così sarà possibile preoccuparci solo della feccia che già si trova nel nostro paese».
Per questo motivo, il 'leone da tastiera' è stato condannato da un tribunale del suo capoluogo di residenza, Stoke-on-Trent.
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