E' forte lo sdegno per la decisione di
Hamas di impedire alle donne di prendere parte alla maratona
internazionale di Gaza. Passo che ha spinto le Nazioni Unite a
cancellare l'evento.
Gaza - «Mi piace correre e mi piacciono le gare di resistenza ma a causa di impegni già presi non sapevo se iscrivermi alla maratona. Purtroppo qualcuno ha deciso al mio posto», commenta Ebaa Rizek la decisione del governo di Hamas di non autorizzare la partecipazione delle donne all'edizione 2013 della maratona internazionale di Gaza. Decisione che ha spinto l'Unrwa, l'agenzia dell'Onu per i profughi palestinesi, a cancellare l'appuntamento sportivo previsto nelle prossime settimane e che aveva già organizzato nel 2012 e due anni fa. «Ci sono tanti problemi causati dall'assedio israeliano alla Striscia di Gaza come la disoccupazione, le aree agricole inaccessibili per i contadini e la condizione dei pescatori che non possono spingerli al largo. Il governo dovrebbe concentrarsi su questi problemi e non prendere di mira le donne e il loro diritto a praticare lo sport», dice Ebaa, studentessa universitaria e protagonista in passato di proteste contro la chiusura autoritaria di associazioni culturali frequentate da giovani.
L'Islam non vieta alle donne di fare attività sportiva e il passo fatto dal movimento islamico al potere non trova alcun fondamento nella religione. Piuttosto, dicono in tanti, è volto ad assecondare i settori più conservatori della società di Gaza e le formazioni salafite che sono tornate ad alzare la voce dopo un periodo di silenzio.
Il governo del premier Ismail Haniyeh si difende. «Ci dispiace che la maratona sia stata cancellata ma non vogliamo che uomini e donne corrano insieme - ha spiegato Abdesalam Siyam, il Segretario generale del governo - non abbiamo chiesto all'Unrwa di annullare la maratona e non volevamo impedirla, ma abbiamo posto delle condizioni: non vogliamo che si mischino uomini e le donne». Gli organizzatori da parte loro ricordano che Hamas aveva prima autorizzato le donne a prendere parte alla maratona, poi ha ristretto la partecipazione solo alle donne locali, infine ha deciso di proibire la presenza femminile.
L'Unrwa ha fatto sapere di voler offrire un programma alternativo di eventi per quanti si sono iscritti alla corsa: un migliaio, di cui 385 donne (266 della Striscia di Gaza e 199 dall'estero). Tra i partecipanti però la delusione è forte e Adnan Abu Hasna, il portavoce dell'Unrwa, si è detto dispiaciuto per l'annullamento della corsa. Tuttavia, spiega, l'Onu crede nella piena uguaglianza tra uomini e donne e, pertanto, l'esclusione di una parte degli iscritti non può trovare alcuna giustificazione. Le donne, ricorda Abu Hasna, nelle due passate edizioni avevano gareggiato con la tuta e il velo islamico e tutto si era svolto senza alcun problema. L'annullamento della corsa peraltro avrà conseguenze anche per i programmi destinati ai bambini dei campi profughi. La quota di iscrizione alla maratona avrebbe dovuto contribuire al fondo per i campi estivi che coinvolgono centinaia di migliaia di piccoli palestinesi.
Zeinab al-Ghunaimi, responsabile della ong «Center for Women's Legal Research and Consulting», non è sorpresa dalla decisione di Hamas che, a suo dire, userebbe tradizione e religione per portare avanti la sua agenda politica. «Se Hamas non vuole uomini e donne insieme allora non dovrebbe permettere ai due sessi di partecipare ai suoi raduni politici», dice, ricordando i tanti decreti "sociali" emessi dal governo in questi ultimi anni e che hanno preso di mira le donne: imposizione dell'hijab alle avvocatesse in tribunale e alle studentesse nelle scuole, divieto di andare in moto e di fumare il narghilè nei locali pubblici. Ad un certo punto è apparsa anche una sorta di muttawa, la polizia per la prevenzione del vizio, sul modello di quella famigerata che opera in Arabia saudita, che ha concentrato la sua attenzione sul comportamento dei giovani, in particolare le ragazze. Poi è sparita. Anche i decreti sono rimasti inattuati o sono stati applicati in modo blando ma in ogni caso hanno indicato una politica ben precisa nei confronti delle donne.
Non sono poche però le donne di Gaza, anche giovani, che trovano del tutto legittime le restrizioni imposte da Hamas e approvano la mancata autorizzazione alla partecipazione delle donne alla maratona. Motivo sarebbero gli sguardi degli uomini che si poserebbero con troppa insistenza sulle partecipanti alle competizioni sportive. «Sono donne che opprimono se stesse, che non smettono di pensarsi solo come oggetti sessuali», commenta secca Ebaa Rezeq.
di Michele Giorgio
http://nena-news.globalist.it/Detail_News_Display?ID=54527&typeb=0&Le-donne-non-smetteranno-di-correre
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