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giovedì 23 giugno 2011

Christiania, gli hippy si comprano la città , Per 10 milioni



Christiania, gli hippy si comprano
la città , Per 10 milioni


Dopo 40 anni di vertenze, la fine della battaglia legale: la «comune» sarà governata dalla comunità alternativa che la abita



Christiania è salva: si conclude la lunga battaglia legale durata quasi 40 anni tra il noto quartiere parzialmente autogovernato di Copenaghen, fondato nel 1971 da un gruppo di hippy, e le autorità danesi. La comunità alternativa più nota al mondo ha infatti accettato l’offerta di vendita dello Stato per l’area dove nasce la «repubblica libera». Il prezzo per il diritto di abitazione permanente: 10 milioni di euro.

CITTÀ LIBERA - La storia della «Repubblica hippy» ha avuto inizio nel 1971 quando alcuni occupanti hanno dichiarato «Stato Libero», o città libera («Fristad»), la base navale dismessa alle porte della capitale danese e istituito delle leggi proprie. Per decenni il governi danesi che si sono susseguiti hanno alternato concessioni a tentativi giuridici e politici di rimuovere gli occupanti. Con scarso successo. Tuttavia, se a partire dal 1972 Christiania è stata tollerata come «esperimento sociale», con il tacito accordo delle autorità, per tutti questi anni gli abitanti hanno temuto di ritrovarsi un giorno senza più la loro «patria».

L’ACCORDO - Ora, a quarant’anni dalla fondazione, è stato raggiunto un accordo con i circa 700 abitanti. Il modello elaborato dal ministero della Difesa di Copenaghen prevede infatti il diritto di usufrutto del quartiere occupato e autogestito (circa 35 ettari), a condizione che gli abitanti acquistino attraverso un fondo l’intero complesso residenziale per 76,2 milioni di corone danesi, l’equivalente di circa 10,2 milioni di euro. Un prestito che i residenti avrebbero già in tasca. D’ora in poi l’enclave di hippy dovrà inoltre rispettare tutti i regolamenti edilizi vigenti. «Il futuro di Christiania è finalmente al sicuro», ha detto all’emittente “Dr” l'avvocato della «Repubblica Libera», Knud Foldschack. Che ha specificato: «L'accordo consentirà di trasformare un luogo anarchico e dalle idee stimolanti in una sperimentazione legale». Anche il ministro danese alle Finanze, Claus Hjort Frederiksen, si è detto soddisfatto della soluzione: «A Christiania abbiamo offerto condizioni ragionevoli ed equilibrate e ora si apre un'opportunità». Nella sua campagna elettorale con i liberali "Venstre", il politico aveva promesso di sgomberarla e raderla al suolo.


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HIPPY - La comunità, secondo gli esperti un vero e proprio caposaldo della cultura alternativa, aveva fatto parlare di sè l’ultima volta nell’aprile scorso. Con un’azione di protesta aveva denunciato una pressione delle autorità per «normalizzare» Christiania. I negozi, le spiagge e i ristoranti della cittadella erano stati chiusi ai visitatori. Nel corso degli anni la città libera si è difatto trasformata in una località turistica come molte altre. Accanto alla Sirenetta e al parco dei divertimenti Tivoli è infatti la terza meta preferita. Ciò nonostante, il mito dell’autarchia è resistito. Qui si circola solo in bicicletta, non c‘è polizia e tutti conoscono tutti. Christiania ha una propria valuta e propri «costumi», leggi e regole. Uno dei difetti, storce il naso qualcuno, è che rappresenta la zona franca per il consumo e il commercio di droghe leggere. Soprattutto per questo motivo il governo danese ha dichiarato guerra a più riprese, con blitz della polizia nel quartiere e con l’abbattimento di alcuni degli edifici. Nella città libera la proprietà è collettiva. Le auto praticamente non circolano, così come la violenza, le armi e le droghe pesanti sono tenute fuori. Le decisioni politiche vengono prese in «sessioni plenarie» o «incontri di zona».

Elmar Burchia


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