Losanna : reddito minimo di felicità
L’idea è di una ragazza di 25 anni
Nella città svizzera parte un progetto per garantire a tutti un reddito sulla base della cittadinanza (poveri, ricchi, occupati, disoccupati). L’esperimento segue un test nella città olandese di Utrecht pianificato all’inizio di quest’anno.
«Il reddito di base stimola l’innovazione»
La decisione è del consiglio comunale della città con circa 150 mila abitanti. Si partirà con un piccolo campione della popolazione, ma l’idea è di estendere la misura a tutti i cittadini. Il contributo mensile servirà a coprire spese come quelle alimentari, dei trasporti, abbigliamento e altri servizi: «Così offriremo sicurezza e solidità in un contesto europeo in cui i cittadini sono sempre più fragili di fronte al mercato del lavoro. La libertà garantita da un reddito sicuro stimolerà le persone a lanciare nuove iniziative, favorendo l’inclusione sociale e l’innovazione» spiega a Business Insider Leonore Porchet, leader del partito dei verdi di Losanna. Giovanissima, classe 1989, è consigliere comunale della città da meno di un anno. Già prima di entrare in politica era una convinta sostenitrice del reddito di base, oggi è l’anima dell’iniziativa.
Tutto parte da un’università olandese
Anche se i dettagli per ora non sono molti, il modello si ispirerà a quello di Utrecht. Nella città olandese a partire dal mese di gennaio sono stati pianificati i primi test e nei dettagli funziona un po’ così, come svela Quartz. L’Università di Utrecht, che ha lavorato in partnership dell’iniziativa con l’amministrazione cittadina, ha diviso il campione della popolazione scelto per il test (circa 300 persone).
Ai prescelti è garantito un reddito, 900 euro per un adulto, fino a 1.300 per una coppia o una famiglia. Per una cinquantina di questi, come spiega Quartz, il reddito di base non è sottoposto ad alcuna restrizione. In altre parole, ottengono il rimborso anche se trovano un lavoro o hanno altre forme di reddito: «L’esperimento vuole cercare di andare in una direzione diversa rispetto a molte misure di welfare in Europa, in cui il cittadino che riceve soldi pubblici è sottoposto a controlli continui e restrizioni. Alcuni pensano che il reddito di cittadinanza spinga le persone a non cercare un lavoro, ma non è così. Noi pensiamo che contribuisca a renderle più felici e le aiuti a trovare un’occupazione» spiega a Quartz Nienke Horst, project manager del consiglio comunale di Utrecht.
In Canada si è fatta la storia
L’assunto principale dei detrattori di forme così estreme di welfare è che, oltre a essere economicamente insostenibili, alla lunga danneggiano il mercato del luogo in cui vengono applicate. Anche se c’è da dire che alcuni esperimenti raccontano un’altra storia.
Il più famoso è avvenuto nella città canadese di Dauphin, 8 mila abitanti nella provincia di Manitoba. Tra il 1974 e il 1979 viene avviato il “Mincome Program” che offriva uno stipendio a ogni membro della popolazione, sulla base di quanti soldi già guadagnasse. I “low income”, cioè quelli considerati con un basso reddito ottenevano un reddito di base che, rapportando le cifre al 2015, corrisponde a 16 mila dollari in caso di persona singola, un po’ più di 20 mila (20,443 per l’esattezza) annuali. Un anno prima Manitoba e il governo federale firmano un patto per dividersi i costi, i 17 milioni di dollari del progetto. Il 75% pagato dal governo, la parte restante dalla provincia.
A gettare un po’ di luce sui risultati dell’esperimento è Evelyn Forget, ricercatrice dell’Università di Manitoba. I risultati dei suoi studi sono contenuti in un report, “The town with no poverty” pubblicato nel 2011.
Leggendolo viene fuori un aspetto interessante. Il reddito di base non solo ha eliminato la povertà nella città, ma anche risolto altri problemi sociali. Forget, per esempio, evidenzia l’aumento dell’istruzione soprattutto tra i cittadini di sesso maschile i quali invece di abbandonare la scuola giovanissimi per lavorare preferivano proseguire gli studi, circostanza che – come sottolinea la studiosa – “avrebbe avuto un’influenza nell’incremento dei loro redditi futuri”. Mentre fanno riflettere anche altri dati, come quello della diminuzione delle spese sanitarie legate a cure di disturbi psicologici o psichiatrici.
Ora ti starai domandando perché è stato cancellato se aveva tutti questi benefici. Il programma viene interrotto dall’avvento di una giunta conservatrice “senza considerare nessuno dei benefici” spiega Forget. Un’interruzione dopo pochi anni che non permette di capire quali sarebbero stati gli effetti della misura sul lungo periodo.
E non è più (solo) local
L’argomento è caldo in Europa e nel mondo. Anche la Finlandia ha espresso interesse e secondo le indiscrezioni del sito, basicincome.org, sta pensando seriamente di far partire una sperimentazione, come anche nella provincia canadese di Ontario. La situazione più interessante è quella svizzera. A giugno partirà un referendum sul tema che, in quanto bocciato dal parlamento, sarà sottoposto a voto popolare. I primi sondaggi realizzati nel mese di ottobre scorso, quando la decisione del referendum è stata presa, vedono una lotta alla pari tra la maggioranza, il 49% che voterebbe sì, mentre il 43% no. Con un 8% che lega la sua scelta alla cifra che poi sarà devoluta.
In Italia quello del reddito di base, minimo, o di cittadinanza, è un tema molto dibattuto:
Losanna e Ultrecht sono ancora molto lontane.
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