Dopo 27 anni il celebre investigatore dell'Incubo cambia pelle. Il nuovo curatore: «Deve raccontare il mondo di oggi».
Forse questa volta quel modellino di galeone lo finirà. E forse questa volta l'ispettore Bloch riuscirà ad andare finalmente in pensione. Quella che sta investendo Dylan Dog sembra essere una specie di dolce, lenta, rivoluzione. La serie a fumetti, la seconda più venduta della Bonelli (s'inchina, solo, all'inossidabile Tex), è stata affidata da qualche mese alle sapienti mani di Roberto Recchioni, sceneggiatore e disegnatore, per un rilancio in grande stile. «Quello che vogliamo fare non è, come scrivono in tanti, un Dylan Dog 2.0, ma quello che in informatica si chiama 'downgrade', cioè un ritorno al sistema operativo precedente», spiega Recchioni a Lettera43.it.
«Il nostro obiettivo è riportare Dylan a essere un personaggio che vive nel presente, che ne incarna lo spirito degli anni e che racconta il nostro mondo di oggi. Lo scopo di questa operazione di rilancio non è meramente commerciale, ma creativo».
UN FISIOLOGICO CALO DI POPOLARITÀ. Già, perché 27 anni iniziano a farsi sentire, e l'investigatore dell'Incubo creato da Tiziano Sclavi nel 1986 stava cominciando a subire un - fisiologico, in linea col mercato - calo di popolarità. Uno dei pareri più diffusi tra i fan è che la serialità della trama, sempre uguale a se stessa, con un caso misterioso diverso da indagare a ogni puntata, sia ormai bollita.
Per i puristi, poi, esiste un prima e dopo Sclavi, con un lento appiattimento dovuto ad alcuni dei suoi successori.
LO SPARTIACQUE DEL NUMERO 100. Il numero 100, poi, l'ultimo capitolo delle vicende ideate dal 'papà' e disegnate da Angelo Stano, è considerato un vero e proprio spartiacque. «Credo che Sclavi fosse molto più presente sull'attuale metaforizzato di quanto non sia stato fatto dopo il suo abbandono. Dopo, forse, ci si è soffermati di più sui cliché di Dylan, che sono la lotta contro la vivisezione, l'animalismo, tutta una serie di tematiche politicamente corrette ma che a tratti sono sembrate un po' vuote, ripetizioni meccaniche di alcuni tratti del personaggio», racconta Recchioni.
UNA MACCHINA DI METAFORE. Che promette di abbandonare certi argomenti impegnati e 'tirate' quasi politiche, certi orrori più materiali che soprannaturali, che avevano caratterizzato il Dylan Dog dell'ultimo periodo: «Odio le storie a tema. Non chiederò mai a uno sceneggiatore di farmi una storia sulle vittime del lavoro, sulle violenze domestiche o il femminicidio. L'orrore è una meravigliosa macchina di metafore, ma nel momento in cui diventa uno strumento per passare 'temini' sociali diventa bigotto, noioso. Non è quello che dobbiamo fare noi. Anzi, Dylan si deve proprio liberare di quell'aria che ogni tanto lo prende di piccolo bacchettone morale che va a dire alla gente come si deve vivere». I tratti troppo buonisti e il vivere fuori dal tempo
Già, perché il buon vecchio investigatore dell'Incubo, partito come l'Amleto della Bonelli, ha passato varie fasi, finendo anche per assumere a volte tratti troppo buonisti. Recchioni ne traccia un'evoluzione: «Dylan Dog nasce negli Anni 80. E diventa il primo vero personaggio popolare a mettere in crisi i valori edonisti di quegli anni, con tutti i suoi dubbi. Poi, con il passaggio ai 90, ne diventa lo Zeitgeist perfetto. Sono i tempi dell'austerity, del politically correct, e Dylan sta dalla parte dei mostri. Con il tempo, e l'abbandono di Sclavi, forse il personaggio ha cominciato un po' a normalizzarsi. Allo stato attuale, vive un po' fuori dal tempo, perché non usa il cellulare, non ama la tecnologia. Incarna lo spirito dell'uomo romantico, è sensibile e anticonformista, segue solo la sua strada personale, i suoi valori morali indiscutibili. E allo stesso tempo è un vettore del dubbio. La sua cosa più bella è che davanti al mostro non prende la pistola ma cerca di capire che tipo di mostro ha davanti, perché lo è diventato e che cosa prova. L'unica cosa è che, per tornare a essere quello di una volta, Dylan deve essere in continuo mutamento».
LA REVISIONE DI STORIE D'ARCHIVIO. Ma in che cosa consisterà, in soldoni, questo mutamento? «La 'fase uno' inizierà ufficialmente con il numero 325, anche se in realtà già l'episodio La bomba, in uscita il 19 settembre, è stato revisionato dalla nostra squadra. Abbiamo preso le storie che erano già in archivio o in fase di lavorazione avanzata, e ne abbiamo fatto una revisione generale, soprattutto sul linguaggio che era rimasto ancorato al passato. L'INIZIO DEL NUOVO CORSO. La 'fase due', invece, inizierà a ottobre 2014. Pubblicheremo storie nuove, che introdurranno nuovi personaggi e cambiamenti. Adesso riproponiamo il meglio che avevamo della vecchia gestione, poi ci sarà l'inizio del vero e proprio nuovo corso». Gli appassionati aspettano al varco la Bonelli, divisi tra voglia di cambiamento e paura che il loro 'old boy' possa essere stravolto. Ma Recchioni ha già cominciato a rassicurare tutti: non ha intenzione di uccidere personaggi amati, né Dylan perderà la sua tipica esclamazione «Giuda ballerino».
«Questo lavoro è una bella sfida, però sono molto convinto di ciò che stiamo facendo, della qualità delle sceneggiature e della forza del personaggio. Tutto quello che serve è scrivere buone storie», spiega Recchioni. E non ha nessuna paura che la 'vena', dopo aver approfondito mostri e incubi di ogni genere, possa esaurirsi: «Purtroppo penso che l'orrore non sia affatto limitato. La cronaca ci dice tutti i giorni che c'è sempre modo di trovarne uno nuovo nel mondo. L'horror è l'unico genere che non conosce crisi. Ma limitare Dylan Dog a questo è fargli un torto. È una serie esistenzialista, indaga l'animo umano. E l'animo umano è infinito».
DA http://www.lettera43.it/
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