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giovedì 26 dicembre 2019

SERENA GRANDI

Serena Grandi si candida ed è sotto processo ad Arezzo per un conto d'albergo non pagato,  L'ex Pornostar lascia gli alberghi senza pagare il conto e dice che il paese non è sicuro,   che ci sono troppe violazioni della legge.

157 Giorni di Carcere

È una storia che inizia nel 2003, quella che coinvolge Serena Grandi, ormai sessantenne icona sexy del cinema negli anni ‘80 e ’90. È il 19 novembre del 2003 quando la polizia arresta l’attrice nel suo appartamento ai Parioli. «Mi ritrovai davanti un tizio col giubbotto di pelle e l’aria truce», racconta Grandi, divenuta famosa anche grazie al cinema di Tinto Brass. Quel giorno la polizia cercava della cocaina, nell’ambito delle indagini su un presunto giro di prostitute russe e festini a luci rosse. L’attrice capisce la gravità della situazione solo quando il suo avvocato, civilista, le consiglia di affidarsi a un penalista. Iniziano da allora i 157 giorni che Serena Grandi passerà agli arresti domiciliari, mentre il proscioglimento arriverà solo sei anni dopo.

Secondo gli inquirenti, l’attrice avrebbe acquistato, detenuto e ceduto alcuni grammi di cocaina. Gli arresti domiciliari sono segnati da una forte depressione per Grandi, che riesce a confrontarsi con i suoi accusatori una sola volta dopo sua esplicita richiesta. Il caso si chiuderà nel 2009 col proscioglimento dell’attrice chiesto dalla stessa procura, che non riesce a supportare a sufficienza il quadro indiziario utile a emettere le misure cautelari.

Serena Grandi è stata recentemente ospite di Peter Gomez nella trasmissione “La Confessione”, in onda su Nove. «La droga? Sono le stronzate degli anni ’80, oggi non va nemmeno di moda – ha esordito l’attrice – Chi non ha fatto uso di cocaina?». Sul caso che l’ha coinvolta, Grandi si è detta convinta che la sua accusa fosse stata creata dalla necessità di trovare «un nome importante»: «Colpa delle chiacchiere e delle pacche sulle spalle – racconta Grandi – i finti amici mi hanno messa in mezzo». Della mattina dell’arresto ricorda ancora come gli agenti in borghese le sembrassero dei ladri. Alla richiesta degli inquirenti circa la droga che avrebbe dovuto tenere in casa, Grandi rispose di non averne, «ma se volete ho dei bei tortellini della Romagna».

Nel 2009, dopo che per l’attrice arrivò l’archiviazione, il suo avvocato chiese un risarcimento per ingiusta detenzione di 500mila euro che avrebbe dovuto coprire anche i danni morali e psicofisici. L’istanza sarà accolta nel 2011 dalla quarta sezione penale della Corte d’Appello di Roma, ma la cifra liquidata sarà di soli 60mila euro. Nella sentenza, tuttavia, i giudici ritennero «rilevanti i danni morali conseguenti all’ingiusta detenzione, avuto soprattutto riguardo all’assoluta incensuratezza di Serena Grandi e alla gravità delle accuse». Secondo i magistrati furono inoltre «altrettanto rilevanti i danni conseguiti alla lesione dell’immagine, anche per la notorietà acquisita 
dalla vicenda finita sugli organi di informazione».

Serena Grandi si candida ed è sotto processo
 ad Arezzo per un conto d'albergo non pagato,
L'ex Pornostar lascia gli alberghi senza pagare il conto
 e dice che il paese non è sicuro, 
che ci sono troppe violazioni della legge,
quando è Lei la Prima a Violarle.




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Invenzione del Natale e la Festa del Sole

Invenzione del Natale e la festa del Sole


Ad eccezione del 25 aprile, del primo maggio e del 2 giugno, ricorrenze laiche per eccellenza, le festività del calendario in Italia sono tutte religiose. Molte lo sono diventate nel corso dei secoli, quando il cristianesimo prima e la Chiesa cattolica poi si sono appropriati di antiche feste e riti pagani come strumento per sradicare i culti politeisti preesistenti, evangelizzare le popolazioni, uniformare ed estendere il proprio potere.

Invenzione del Natale e la festa del Sole


Il Natale non fa eccezione, perché deriva dalla celebrazione del solstizio d’inverno, oggi convenzionalmente fissato il 21 dicembre. Il solstizio è il momento dell’anno cui corrisponde, a causa della posizione che il sole assume rispetto al piano equatoriale, la notte più lunga e il giorno più corto. Questo fenomeno nell’antichità veniva interpretato in chiave religiosa: il Sole, giunto al minimo della sua potenza, sembrava improvvisamente rinascere, riconquistava le tenebre e diventava invincibile. Ed ecco che in quei giorni i Romani festeggiavano il Sol invictus (Sole invincibile, appunto), gli Egiziani la nascita di Horus, gli Indopersiani quella di Mitra, i Siriani quella di El Gabal, i Greci quella di Helios. Ma l’elenco delle divinità celebrate nel mondo durante il solstizio d’inverno è lunghissimo, a indicare come il culto del dio Sole fosse radicato in tutte le civiltà.

Invenzione del Natale e la festa del Sole


Fu Aureliano il primo imperatore romano a istituire ufficialmente il 25 dicembre la festa del Sol Invictus, nel 274. Costantino poi, nel 330, trasformò la ricorrenza in celebrazione cristiana facendovi coincidere la nascita di Cristo, fino ad allora festeggiata in date diverse a seconda del luogo (ma più diffusamente il 6 gennaio, giorno dedicato in seguito all’Epifania). E fu sempre Costantino a cambiare nome all’ultimo giorno della settimana, che da dies solis (giorno del Sole, significato che ancora rimane nell’inglese sunday e nel tedesco sonntag) diventò dies domini (giorno del Signore).

Invenzione del Natale e la festa del Sole

Invenzione del Natale e la festa del Sole


Nonostante l’ufficializzazione della data di nascita di Cristo, il culto del dio Sole rimase ben radicato persino nelle popolazioni cristiane. Così scriveva nel 460 papa Leone Magno: «E’ così tanto stimata questa religione del Sole che alcuni cristiani, prima di entrare nella basilica di San Pietro, dopo aver salito la scalinata, si volgono verso il Sole e piegando la testa si inchinano in onore dell’astro fulgente. Siamo angosciati e ci addoloriamo molto per questo fatto che viene ripetuto per mentalità pagana». Ci vollero la soppressione del culto di Mitra, le persecuzioni dei riti politeisti e i decreti di Giustiniano sulla chiusura dei templi pagani per far sì che il Natale si affermasse lentamente – e per editto – come festa cristiana in tutto l’Impero.







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Badante Restituisce la Tessera alla Lega


Badante Restituisce la Tessera alla Lega "E tenetevi pure i 10 euro Barboni"


 "E tenetevi pure i 10 euro Barboni"
La donna aveva raccontato di averla presa per risolvere i suoi problemi su consiglio dell'assessore Viale .  A chi chiede il ripristino del servizio di residenza fittizia.

«Tenetevi la vostra tessera. Non fa per me». Si è presentata nella sede della Lega lunedì mattina Terezina Shani, la badante che ha raccontato a Repubblica di essere andata in Comune per dei problemi relativi alla lista per la casa popolare e per la residenza anagrafica e di essere stata consigliata dall’assessore Giorgio Viale di iscriversi alla Lega per ottenere un risultato. Un resoconto, quello della badante, molto dettagliato per quanto riguarda le circostanze, ma che l’assessore Viale e la Lega hanno bollato come puro fango nei loro confronti.
«Voglio indietro i dieci euro», la richiesta di Terezina Shani al militante della sede di via Maccaggi. Ma non è stato possibile: la signora avrebbe dovuto compilare una pratica e attendere diversi giorni, e ha quindi preferito «evitare di perdere altro tempo».

Ha intanto raccolto quasi mille firme in pochi giorni la petizione lanciata da Genova che osa per chiedere al Comune di ripristinare il servizio che garantiva ai senzatetto un indirizzo di residenza fittizio e la possibilità di ricevere posta. «La vicenda, al di là di tanti aspetti da chiarire, rivela quanto sia stata sbagliata la scelta di questa giunta di sopprimere un servizio elementare per senzatetto e persone in difficoltà», sostiene Andrea Massera, consigliere del municipio Centro Est. «Non possiamo tollerare un Comune che abbandona gli ultimi al loro destino».
«Le diseguaglianze aumentano, segnate dalla crescita delle persone a rischio povertà, bisogna tornare a investire nei servizi sociali», aggiunge Lorenzo Azzolini di Genova che osa. «Bisogna intervenire subito. Sarebbe già un primo passo riaprire l'indirizzo cui i senzatetto e le persone bisognose potevano rivolgersi per prendere residenza e ricevere servizi e pacchi postali».



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Rapina Banca poi lancia i Soldi ai passanti

Rapina Banca poi lancia i Soldi ai passanti


Buon Natale a tutti. 

Barba bianca, 65 anni, l'uomo ha rapinato l'Academy Bank, a Colorado Springs, ma una volta fuori ha lanciato in aria i soldi. È stato quasi subito fermato dalla polizia, non era armato. Ma non tutti i passanti hanno riconsegnato i soldi

DENVER - Un po' la "Casa di carta" versione natalizia. In Colorado un uomo, capelli e barba bianca, 65 anni, ha rapinato una banca e poi ha lanciato in aria i soldi, urlando felice "Buon Natale!" ai passanti. Fogli di banconote come coriandoli. Sguardi attoniti, e mani veloci.

Secondo il racconto all'emittente Colorado Springs KKTV di un testimone, Dion Pascale, l'uomo è uscito dalla banca e ha lanciato i soldi "dappertutto". "Ha iniziato a prendere e lanciare per aria le banconote che tirava fuori dalla borsa" prima di urlare "Buon Natale", ha detto Pascale alla stazione televisiva aggiungendo che "poi si è incamminato lentamente, 
come se sapesse che l'avrebbero arrestato".

Poco dopo l'uomo infatti la polizia l'ha raggiunto in una caffetteria Starbucks vicino alla banca. Identificato come David Wayne Oliver, non è risultato armato. I dipendenti dell'Academy Bank, a Colorado Springs, dove il Babbo Natale rapinatore sarebbe entrato minacciandoli, non hanno saputo descrivere l'arma. Qualche passante che aveva preso il denaro l'ha restituito alla banca. Ma la polizia ha fatto sapere che mancano ancora migliaia di dollari.

Oliver si trova in una prigione della Contea di El Paso, non può pagare la cauzione fissata a diecimila dollari e non è chiaro se avrà un avvocato, se non d'ufficio, per l'udienza fissata giovedì.

Nel frattempo la notizia ha scatenato l'empatia social. I commenti arrivano da ogni parte del mondo. Come letterine a Babbo Natale.





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lunedì 23 dicembre 2019

FIGLI DI MARIA

FIGLI DI MARIA

( Buon Natale :-) 

Il sovranismo talebano dei leghisti è la REAZIONE della parte dell'Italia vecchia, ipocrita e bigotta alla consapevolezza globale garantita da internet.
Per dimostrarlo prenderò come caso paradigmatico quello della cannabis con meno del 3% di principio attivo (il THC): la cosiddetta "cannabis light". La scienza dice che è CAMOMILLA (e lo è). Eppure abbiamo sentito Salvini parlare, in relazione alla sua liberalizzazione, di "Stato spacciatore". A Salvini piace lo Stato "PUTTANIERE", come noto. Nessuno gli ha fatto notare che in molti stati degli USA è legale la cannabis VERA, che in Canada si diventa ricchi coltivando cannabis: sono "stati spacciatori" molto più evoluti e ricchi del nostro.

Questo è internet: sapere che se Stefano Cucchi fosse nato in Canada sarebbe un ricco imprenditore, mentre, essendo nato in Italia, è stato massacrato dai Carabinieri.

E questa è la destra sovranista. Inserire nella società più proibizioni possibili (anche per le produzioni più innocue) per far fare soldi ai contrabbandieri, agli spacciatori e alle mafie.

Negli Stati dove la cannabis (quella vera) è legale sono aumentati i crimini? No. Sono diminuiti. Perchè la Polizia lì non è impegnata a terrorizzare e ricattare chi si fa una canna, e può pensare alla prevenzione dei crimini veri.

Attenzione. Quello che è successo con la totalmente innocua cannabis light, può succedere per tutta una gamma di comportamenti che oggi sono leciti, ma un giorno potrebbero diventare penalmente rilevanti solo perchè lo decide Matteo Salvini, sorretto da una masnada di vecchi baciapile.

Una persona che sostiene la pericolosità dei vaccini e quella della marijuana-camomilla può truffarci in ambiti ben più vitali ed economicamente rilevanti.
Pensiamoci. Visto che, come Salvini, adoriamo MARIA 

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domenica 15 dicembre 2019

Toro Seduto

15 dicembre 1890 – Ricorre oggi l’anniversario dell’assassinio,   per mano dei criminali bianchi, di un uomo leggendario: Toro Seduto


15 dicembre 1890 – Ricorre oggi l’anniversario dell’assassinio, 
per mano dei criminali bianchi, di un uomo leggendario: Toro Seduto

“Il giorno in cui si sarebbe realizzata la sua visione si stava avvicinando, il governo decise di inviare quarantatrè poliziotti Lakota ad arrestare Toro Seduto. All’atto dell’arresto di fronte alla capanna di Toro Seduto si radunò molta gente che inveì contro i poliziotti che stavano effettuando l’arresto; dalla confusione si passò all’utilizzo delle armi da fuoco, uno dei poliziotti
 colpì alla testa Toro Seduto, ferendolo a morte.
Correva il quindici dicembre del 1890 quando venne assassinato un grande uomo. Per l’ennesima volta un uomo che non chiedeva altro che poter vivere in pace con la sua gente si spegneva a causa di azioni subdole. I suoi resti vennero sepolti in primo luogo a Forte Yates nel Nord Dakota e nel 1953 alcuni dei suoi discendenti fecero in modo che le spoglie venissero spostate da dove si trovavano per essere sepolte a Mobridge sulle rive del Missouri, qui venne eretta 
una effige di granito in memoria dell’uomo.”

15 dicembre 1890 – Ricorre oggi l’anniversario dell’assassinio,   per mano dei criminali bianchi, di un uomo leggendario: Toro Seduto


Toro Seduto nacque nei pressi del Grand River (Sud Dakota), 
nel 1831 (circa), e morì nei medesimi luoghi nel 1890.

E’ universalmente considerato il più celebre capo indiano, perché durante la sua vita seppe incarnare le virtù degli indiani delle pianure, che, unite ad una grande forza e ad un immenso coraggio, lo resero un condottiero amato dai suoi amici e temuto dai suoi avversari.

Toro seduto guidò l’alleanza di tutte le tribù Sioux nella resistenza indiana contro l’invasione dei bianchi nelle Grandi Pianure. Non si fidò mai degli “americani” e non firmò mai con loro alcun trattato. Sotto la sua bandiera si raccolse la più grande coalizione di pellerossa di ogni tempo, che riuscì a sconfiggere l’esercito guidato dal Generale Custer.

Toro Seduto era figlio di Four Horses, un capo minore della tribù Hunkpapa. Da giovanissimo veniva chiamato Hakada o Jumping Badger (Tasso che salta), ma a dieci anni, dopo aver abbattuto un giovane bisonte con una freccia, gli fu dato il nome “Buffalo Bull Sitting Down”.

Non divenne famoso per il suo coraggio o per i suoi atti eroici, ma per le sue capacità tattiche e organizzative nell’insurrezione contro gli americani, di cui sarebbe
 diventato il nemico più accanito e pericoloso.

Era un uomo forte, un po’ tarchiato, con un viso intenso ricoperto da cicatrici, pelle piuttosto chiara e capelli castani che portava legati in due grandi trecce. Era un “politico” di razza; aveva il dono di affascinare chi gli stava vicino e di sapersi contornare di uomini capaci, valorosi e fedeli. Come oratore, grazie alle sue argomentazioni chiare e convincenti, possedeva una grande forza di persuasione. Veniva interpellato in molte occasioni, anche politiche, tanto che era diventato il punto di riferimento principale per risolvere le controversie tra Sioux.

La vita di Toro Seduto è conosciuta perché la illustrò personalmente attraverso la scrittura pittorica. E dai disegni si evince che fino al 1870 aveva preso parte a sessantatré battaglie (la prima a 14 anni), sia contro la tribù dei Corvi (i nemici storici), che contro gli invasori bianchi. Più tardi era diventato un allevatore di cavalli e poi nominato stregone degli Hunkpapa.

Nel 1863 fece visita alla tribù dei Santee nella riserva destinata loro dai bianchi; vedendo come erano miseramente trattati, in lui aumentò la rabbia e il rancore per i coloni americani. Da quel momento combattè con ogni mezzo i soldati che, infischiandosene delle promesse e dei trattati, continuavano a invadere e occupare i territori dei Sioux. Ancor giovane, Toro Seduto divenne il leader della Società dei Guerrieri Coraggiosi e, più tardi, membro autorevole dei Silent Eaters – Mangiatori Silenziosi – un gruppo responsabile del benessere tribale.

Nel giugno del 1863 avvenne il suo primo scontro con i soldati americani.

Nel 1865 guidò l’assedio a Fort Rice, da poco insediato nei territori dell’odierno Nord Dakota.

Rispettato ormai da tutti per la intelligenza e la sua audacia,
 nel 1868 divenne capo della Nazione Lakota.

15 dicembre 1890 – Ricorre oggi l’anniversario dell’assassinio,   per mano dei criminali bianchi, di un uomo leggendario: Toro Seduto


Nel 1872, durante una battaglia contro i soldati, nei pressi della ferrovia dello Yellowstone River, Toro Seduto (con altri quattro guerrieri) si sedette con tranquillità tra le due linee che combattevano, fumò la pipa mentre le pallottole fischiavano sopra la sua testa, la arrotolò quando finì e, con estrema noncuranza andò via camminando. Dopo quel gesto il coraggio di Toro Seduto divenne leggendario.

Nel 1874, una spedizione di coloni scoprì ingenti quantità d’oro nelle Black Hills (Colline Nere), situate nel territorio Dakota, su un’area sacra a molte tribù e preclusa agli insediamenti colonici dal Trattato di Fort Laramie (stipulato tra i bianchi e alcune tribù pellerossa nel 1868). In barba a quel divieto i cercatori d’oro invasero le Colline Nere provocando la reazione dei Lakota. Quando il successivo tentativo del Governo degli Stati Uniti di acquistare le Black Hills fallì, il trattato di Fort Laramie fu messo da parte e il commissario americano per gli affari indiani decretò che tutti i Lakota al di fuori delle riserve dopo il 31 gennaio 1876 sarebbero stati considerati ostili.



Non volendo cedere alle prepotenze dei bianchi, Toro Seduto riunì le tribù Lakota, Cheyenne e Arapaho e le guidò nella Danza del Sole, offrendo preghiere a Wakan Tanka, il Grande Spirito, e tagliando le sue braccia cento volte in segno di sacrificio. Durante la cerimonia ebbe la visione di soldati che cadevano nel campo dei Lakota, come cavallette dal cielo.

Ispirato dalla visione, il capo guerriero degli Oglala Lakota, il celeberrimo Cavallo Pazzo, condusse in battaglia 500 guerrieri, e il 17 giugno 1876 colse di sorpresa le truppe di Crook, costringendole alla ritirata. Per celebrare la vittoria, i Lakota si diressero nella valle del fiume Little Big Horn, dove furono raggiunti da altri 3000 indiani che avevano lasciato le riserve per unirsi a Toro Seduto.

In quel luogo, il 25 giugno, furono attaccati dal Settimo Cavalleggeri comandato dal Generale Custer, che però venne interamente annientato (come aveva predetto Toro Seduto nella sua visione).

La sete di vendetta portò gli americani a concentrare in quell’area migliaia di soldati, e i rapporti di forza si ribaltarono al punto che la maggioranza dei capi Lakota, che nel frattempo s’erano di nuovo divisi, nel giro di un anno dovettero arrendersi.

Toro Seduto non fu tra questi, e nel maggio 1877 riparò con la sua gente in Canada. Poco dopo il Generale Terry gli offrì, in cambio del perdono, di farlo stabilire in una riserva, ma il grande Capo indiano non prese neanche in considerazione l’ipotesi.

Quattro anni più tardi, tuttavia, il 19 luglio 1881, viste le enormi difficoltà nello sfamare la sua tribù (il Bisonte in quelle zone era ormai quasi estinto), Toro Seduto si arrese. Consegnò il fucile al comandante di Fort Buford in Montana e chiese di attraversare il confine canadese e di risiedere in una riserva sul Little Missouri River, presso le Colline Nere. In un primo tempo fu inviato alla Riserva di Standing Rock e, successivamente, temendo nuove rivolte, a Fort Randall, dove trascorse due anni come prigioniero di guerra.

Infine, il 10 maggio 1883, Toro Seduto potè ricongiungersi alla sua gente a Standing Rock.

Nel 1885 lasciò la riserva (su permesso degli americani) per lavorare nel Buffalo Bill’s Wild West (lo spettacolo del leggendario Buffalo Bill), dove veniva pagato 50 dollari la settimana per un giro a cavallo dell’arena (guadagnando anche con gli autografi e le fotografie). Quattro mesi dopo però abbandonò il Circo e fece ritorno tra la sua gente, incapace com’era di integrarsi nella società dell’uomo bianco.

Tornato a Standing Rock si stabilì sul Grande Fiume, dove era nato, rifiutando di rinunziare alle sue tradizioni, come imponevano i regolamenti della riserva. Continuò a vivere con due mogli e a rifiutare la cristianità, ma non mancò di mandare i suoi figli a una vicina scuola cristiana, convinto com’era dell’importanza dell’istruzione per le future generazioni Lakota.

Nell’autunno del 1890, un Lakota Miniconjou di nome Orso Scalciante gli recò notizia della preparazione di una Danza degli Spiriti, che avrebbe scacciato i bianchi dalle loro terre e ristabilito il modo di vivere degli indiani. Le autorità bianche di Standing Rock, temendo che Toro Seduto potesse partecipare al rito, inviarono 43 poliziotti Lakota a prelevarlo. Il 15 dicembre 1890, prima dell’alba, i poliziotti irruppero nella cabina di Toro Seduto e lo trascinarono all’esterno, dove i suoi seguaci stavano accorrendo per proteggerlo. Nel conflitto a fuoco che seguì un poliziotto Lakota lo colpì al capo ferendolo a morte, e giustiziando a sangue freddo anche suo figlio diciassettenne, che aveva implorato di essere risparmiato.

Toro Seduto probabilmente non venne ucciso incidentalmente, dato che i bianchi, visto il suo carisma, lo percepivano come un pericolo costante per la loro sicurezza.

Come successe ad altri capi indiani, anche Toro Seduto cadde per mano di un appartenente al suo stesso popolo. Fu sepolto a Fort Yates, in Nord Dakota, e nel 1953 i suoi resti furono trasferiti a Mobridge, nel Sud Dakota, dove riposano sotto un cippo di granito che segna la sua tomba.

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lunedì 9 dicembre 2019

Granelli di Sabbia Ingranditi 300 Volte


Granelli di Sabbia Ingranditi 300 Volte


Uno Spettacolo Straordinario ed Inaspettato
Una speciale lente tecnologica ingrandisce i granelli di sabbia 
e quello che appare è qualcosa di unico e sorprendente

Sotto la sabbia è sepolto il mistero della vita, fra le dune c’è il canto dell’universo. Chi non sa ascoltare, chi non sa immaginare è lontano dalla verità.

Romano Battaglia forse già intuiva il prezioso tesoro nascosto in un granello di sabbia 
quando scrisse il suo pensiero.

Granelli di Sabbia Ingranditi 300 Volte

Granelli di Sabbia Ingranditi 300 Volte

Granelli di Sabbia Ingranditi 300 Volte


Lo spettacolo incredibilmente bello che si rivela ai nostri occhi
 lo dobbiamo al dottor Gary Greenberg.

Fotografo e cineasta, vanta un dottorato in ricerca biomedica 
ed è un appassionato di macrofotografia.

La macrofotografia, per i non addetti ai lavori, è uno speciale genere fotografico che prevede l’utilizzo di tecniche fotografiche particolari.

Il dottor Greenberg, che ora vive nell’isola delle Hawaii, ha utilizzato questa speciale tecnica per ingrandire pensate cosa: i granelli di sabbia.

Immaginiamo il vostro stupore nel guardare queste immagini certamente sorprendenti.

I granelli di sabbia, ingranditi circa 300 volte, mostrano qualcosa che 
supera qualsiasi forma di immaginazione.

Un granello di sabbia rispecchia la meraviglia dell’universo.
(Paulo Coelho)

Al loro interno una sorta di mondo magico, forme e colori insospettabili!

Essi sono composti da piccoli e grandi organismi marini. Strutture multiformi, eleganti e delicate.

“È incredibile pensare che quando camminiamo sulla spiaggia stiamo calpestando questi piccoli tesori” afferma il dottor Greenberg felicemente stupito.

È proprio il caso di dirlo, anche il più piccolo granello di sabbia è unico e irripetibile.

Sul sito Sand Grains è possibile visionare tutte le straordinarie immagini raccolte dal noto ricercatore.

Il mondo è un luogo meraviglioso, e meravigliosa è anche la più piccola delle cose. Quella che può sembrare la più banale o insignificante. Granelli di sabbia.

Vedere un mondo in un granello di sabbia e un paradiso in un fiore selvatico, tenere l’infinito nel palmo della mano e l’eternità in un’ora.

Recitava William Blake, e grazie al dottor Greenberg, quel mondo noi lo abbiamo visto.



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lunedì 2 dicembre 2019

Chi sono gli Hipster?

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Hipster. La tendenza del momento imperversa tra le vie delle grandi città, un trend fatto di jeans skinny, t-shirt basic dai dettagli ridotti all’essenziale, camicie a quadri, scarpe spartane (come espadrillas e sneakers oltremodo usurate) e una combinazione radical chic di gadget tecnologici e accessori vintage: sono gli hipster, ossia di giovani borghesi interessati alla cultura alternativa dei grandi centri urbani, affascinati da generi musicali particolari e di nicchia come l’indie rock, dal cinema indipendente, esasperando l’interesse verso culture e lifestyle metropolitani emergenti.

Il termine hipster però non è un neologismo coniato ai giorni nostri: questo vocabolo nasce negli Stati Uniti durante gli anni ’40 e intendeva descrivere gli appassionati di jazz e bebop; i ragazzi bianchi di classe medio-bassa volevano emulare i grandi jazzisti afroamericani e il loro stile di vita.

La sottocultura hipster si sviluppò soprattutto dopo la seconda guerra mondiale, quando al movimento cominciò a essere associata una fiorente corrente letteraria; la definizione più esatta di hipster è data sicuramente dallo scrittore Norman Mailer, che scrive di un individuo che decide di “divorziare dalla società, vivere senza radici e intraprendere un misterioso
 viaggio negli eversivi imperativi dell’io”.

“Tutto in loro è attentamente costruito per darti l'idea che non lo sia”

A livello italiano, il tipico hipster è riconoscibile grazie alle combinazioni di gusto retrò e accessoristica high-tech: la bicicletta arrugginita e l’Iphone di ultima generazione, la spesa vegetariana nei negozi bio, senza dimenticare il posto fisso 
nel mondo dell’arte, della moda e della musica.

Il Sunday Times, giornale britannico, ha scelto Bologna come città simbolo italiana degli hipster: grazie al melting pot culturale della città, fatta di studenti italiani e stranieri, stili ed esperienze di vita si combinano con la voglia di evadere e distaccarsi dal banale mondo mainstream, per attribuire così un nuovo significato alla corrente hipster.

"Città che vai, hipster che trovi!": nonostante la scelta della testata britannica, la città di Milano sembra sfidare apertamente il capoluogo emiliano per la lotta alla supremazia del perfetto hipster!


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sabato 30 novembre 2019

Non Brevettò il suo Vaccino per Regalarlo a Tutti i Bambini del Mondo

Non Brevettò il suo Vaccino per Regalarlo a Tutti i Bambini del Mondo



LA STORIA DEL MEDICO EBREO CHE NON BREVETTÒ IL SUO VACCINO PER REGALARLO A TUTTI I BAMBINI DEL MONDO

26 agosto 1906 - Nasce nel ghetto di Białystok, in Polonia, Albert Bruce Sabin. Medico e virologo ebreo famoso per aver scoperto il vaccino contro la poliomielite, rinunciò a soldi e brevetto consentendone la diffusione anche fra i poveri.

Dal 1959 al 1961 furono vaccinati milioni di bambini dei paesi dell'Est, dell'Asia e dell'Europa: il vaccino antipolio di Sabin fu autorizzato in Italia nel 1963, reso obbligatorio nel 1966, 
debellando così la malattia dal paese.
  «Tanti insistevano che brevettassi il vaccino, ma non ho voluto. 
È il mio regalo a tutti i bambini del mondo» 
fu il suo testamento.



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Viviamo in un Mondo di Bugie

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 E rischiamo molto perché queste bugie
 vengono spesso sostenute dai mezzi di informazione. 
Vorrei non parlare dell’ex ministro dell’Interno per una ragione molto semplice: prima si trattava di un vicepresidente del consiglio e quindi era dovuto che ci fosse un’attenzione, adesso vorrei che iniziasse il giusto silenzio, non è più obbligatorio che l’ex ministro sia in televisione ogni quattro ore, e noi non siamo obbligati a parlare di lui ed è bene così. Io credo che il silenzio su questa persona sia un atto di responsabilità, perché questa persona è cattiva, ha avvelenato i pozzi, ha seminato odio sociale in una misura che in Italia non si vedeva da decenni. Abbiamo corso un grosso rischio, perché io in questa persona e nei suoi schierani ho sempre visto un tentativo che non ho mai chiamato con nomi strani perché di nome ce n’è solo uno: fascista. La storia ci ha insegnato che il fascismo si instaura piano piano, un passo dopo l’altro contando sulla disinformazione, sull’indifferenza, sul fatto che non si coglie mai il pericolo, su cento episodi uno dietro l’altro che alla fine ci portano ad accettare cose disumane. E non penso solo ai migranti ma a tante altre manifestazioni di questo pensiero totalitario. 
Abbiamo posto uno stop a questo processo ma non credo che il lavoro sia finito.

Gino Strada



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giovedì 28 novembre 2019

Il 3 settembre 1954 nove ragazzi afroamericani si presentano nel principale liceo di Little Rock

Il 3 settembre 1954 nove ragazzi afroamericani si presentano nel principale liceo di Little Rock


Il 3 settembre 1954 nove ragazzi afroamericani si presentano nel principale liceo di Little Rock, Arkansas, per frequentare il loro primo giorno in una scuola aperta solo a studenti bianchi. I nove erano stati selezionati nell'ambito di un tentativo di integrazione promosso dopo la sentenza dello stesso anno con cui la Corte Suprema dichiarava illegale la segregazione.
Ad attenderli però c'era una folla inferocita di bianchi e la Guardia Nazionale dell'Arkansas che su ordine del governatore, il democratico Orval Faubus, impedì loro l'accesso alle lezioni.
In questa foto che divenne tristemente famosa, la studentessa nera Elizabeth Eckford viene aggredita da diversi studenti bianchi, tra cui si notano Hazel Massery e Mary Ann Thompson, 
che la insultano con particolare veemenza.
Dovette intervenire il presidente Eisenhower che inviò truppe federali affinché ai nove fosse consentito l'accesso a scuola. Nonostante la presenza dell'esercito per tutto l'anno i ragazzi furono sottoposti a violenze e angherie di ogni genere e il braccio di ferro tra governo federale e stato dell'Arkansas proseguì a lungo e vide, alla fine, uscirne sconfitto il partito della segregazione.
Così Ernest Gideon Green, uno dei nove, fu il primo studente nero
 a diplomarsi alla Little Rock Central High School.
Hazel Massery poco tempo dopo prese coscienza della gravità del suo comportamento, capì che era animata da stupidi pregiudizi, chiese scusa per quello che aveva fatto e per un certo periodo divenne perfino amica di Elizabeth Eckford.
Anche Mary Ann chiese scusa, e durante un'intervista affermò: "I miei genitori erano persone meravigliose, ma erano anche prodotti della società. Ci hanno insegnato che bianchi e neri non si mischiano. Eravamo molto ignoranti riguardo alla segregazione e all'integrazione."
Ennesima dimostrazione che il razzismo è e resta un prodotto culturale 
come molte altre forme di discriminazione.

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mercoledì 27 novembre 2019

Bella Ciao, l'Inno di chi Lotta e Resiste

Bella Ciao, l'Inno di chi Lotta e Resiste


Bella Ciao, l'inno di chi Lotta e Resiste fa ancora paura ai fascisti
Una Canzone Cantata in tutto il Mondo: 
dai francesi dopo la strage di Charlie Hebdo fino alle ragazze 
curde. Una canzone che è il manifesto di chi resiste

Bella ciao risuona laddove ci si batte e dove si resiste.
 Dalla piazza greca di Tsipras alla Francia di 
Charlie Hebdo
 (i francesi l'hanno intonata contro ogni forma di terrorismo in Place de la Republique). 

Bella ciao è stata cantata in coro a Gezi Park in Turchia fino ai cortei di Occupy Hong Kong. La cantano le ragazze curde, gli intellettali iraniani nel film, la canta chiunque lotta con ardore e orgoglio. Gli operai, gli studenti, le folle in festa, le donne in marcia. La nascita di questa canzone semplice e bellissima è ancora oggi argomento di dibattito e la paternità, oltre che essere dichiarata a più riprese da diversi soggetti, non è chiara. Ovunque però viene, o perlomeno veniva, associata ai partigiani, all'antifascismo e alla Resistenza. Oggi, rilanciata dall'Anpi, a ridosso del 25 aprile rivive della rilettura delle Nuove Tribù Zulu, formazione pioniera in Italia della contaminazione dei generi musicali che, fin dall’inizio della sua lunga storia ha fatto propri i valori dell’intercultura, dell’unità e della solidarietà tra gli uomini e dell’incontro tra popoli, portando avanti progetti tra il nostro Paese, il Sudafrica e l’India. 
Il filmato è stato girato tra Roma e Umbria lo scorso dicembre 2017. 
Francesco Cordio, regista sensibile 
al rispetto e all’affermazione dei diritti umani, ha voluto dedicarlo ai Padri costituenti che il 22 dicembre del 1947 approvarono la Costituzione della Repubblica Italiana.



Bella Ciao - Nuove Tribù Zulu from ANPI on Vimeo.

Spiegano il regista, Nuove Tribù Zulu (ovvero Andrea e Paolo Camerini e Ludovica Valori e i produttori: «In questo difficile momento politico in Italia e nel mondo, dove in Europa, e non solo, soffia un pericoloso vento reazionario e xenofobo che rischia di intaccare anche la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre del 1948, pensiamo sia utile e necessario soffermarsi e riflettere ancora una volta sull’origine dei valori della democrazia, anche in omaggio di quanti persero la vita, permettendo la riconquista, a un’intera nazione, della libertà e di una speranza nel futuro. Bella Ciao, diventata ormai da tempo una canzone universale delle lotte per i diritti dei popoli, travalicando i confini geografici e statuali è cantata praticamente ovunque: dalla Francia alla Turchia, dalla Grecia alla Spagna, fino ad arrivare in America. Per questo, con la realizzazione del videoclip, si vuole onorare una canzone popolare che ci parla di libertà e ci ricorda un momento fondamentale della storia neppure così lontano, e dare un contributo nel veicolare anche attraverso la musica, i valori e il diritto alla vita e alla libertà di ogni essere umano sulla Terra, calpestati dall’autoritarismo 
e il dispotismo di regimi tirannici e dittatoriali".
E noi continueremo a cantarla. Una mattina mi sono svegliato.



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