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sabato 30 novembre 2019

Non Brevettò il suo Vaccino per Regalarlo a Tutti i Bambini del Mondo

Non Brevettò il suo Vaccino per Regalarlo a Tutti i Bambini del Mondo



LA STORIA DEL MEDICO EBREO CHE NON BREVETTÒ IL SUO VACCINO PER REGALARLO A TUTTI I BAMBINI DEL MONDO

26 agosto 1906 - Nasce nel ghetto di Białystok, in Polonia, Albert Bruce Sabin. Medico e virologo ebreo famoso per aver scoperto il vaccino contro la poliomielite, rinunciò a soldi e brevetto consentendone la diffusione anche fra i poveri.

Dal 1959 al 1961 furono vaccinati milioni di bambini dei paesi dell'Est, dell'Asia e dell'Europa: il vaccino antipolio di Sabin fu autorizzato in Italia nel 1963, reso obbligatorio nel 1966, 
debellando così la malattia dal paese.
  «Tanti insistevano che brevettassi il vaccino, ma non ho voluto. 
È il mio regalo a tutti i bambini del mondo» 
fu il suo testamento.



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Viviamo in un Mondo di Bugie

Viviamo in un Mondo di Bugie


 E rischiamo molto perché queste bugie
 vengono spesso sostenute dai mezzi di informazione. 
Vorrei non parlare dell’ex ministro dell’Interno per una ragione molto semplice: prima si trattava di un vicepresidente del consiglio e quindi era dovuto che ci fosse un’attenzione, adesso vorrei che iniziasse il giusto silenzio, non è più obbligatorio che l’ex ministro sia in televisione ogni quattro ore, e noi non siamo obbligati a parlare di lui ed è bene così. Io credo che il silenzio su questa persona sia un atto di responsabilità, perché questa persona è cattiva, ha avvelenato i pozzi, ha seminato odio sociale in una misura che in Italia non si vedeva da decenni. Abbiamo corso un grosso rischio, perché io in questa persona e nei suoi schierani ho sempre visto un tentativo che non ho mai chiamato con nomi strani perché di nome ce n’è solo uno: fascista. La storia ci ha insegnato che il fascismo si instaura piano piano, un passo dopo l’altro contando sulla disinformazione, sull’indifferenza, sul fatto che non si coglie mai il pericolo, su cento episodi uno dietro l’altro che alla fine ci portano ad accettare cose disumane. E non penso solo ai migranti ma a tante altre manifestazioni di questo pensiero totalitario. 
Abbiamo posto uno stop a questo processo ma non credo che il lavoro sia finito.

Gino Strada



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giovedì 28 novembre 2019

Il 3 settembre 1954 nove ragazzi afroamericani si presentano nel principale liceo di Little Rock

Il 3 settembre 1954 nove ragazzi afroamericani si presentano nel principale liceo di Little Rock


Il 3 settembre 1954 nove ragazzi afroamericani si presentano nel principale liceo di Little Rock, Arkansas, per frequentare il loro primo giorno in una scuola aperta solo a studenti bianchi. I nove erano stati selezionati nell'ambito di un tentativo di integrazione promosso dopo la sentenza dello stesso anno con cui la Corte Suprema dichiarava illegale la segregazione.
Ad attenderli però c'era una folla inferocita di bianchi e la Guardia Nazionale dell'Arkansas che su ordine del governatore, il democratico Orval Faubus, impedì loro l'accesso alle lezioni.
In questa foto che divenne tristemente famosa, la studentessa nera Elizabeth Eckford viene aggredita da diversi studenti bianchi, tra cui si notano Hazel Massery e Mary Ann Thompson, 
che la insultano con particolare veemenza.
Dovette intervenire il presidente Eisenhower che inviò truppe federali affinché ai nove fosse consentito l'accesso a scuola. Nonostante la presenza dell'esercito per tutto l'anno i ragazzi furono sottoposti a violenze e angherie di ogni genere e il braccio di ferro tra governo federale e stato dell'Arkansas proseguì a lungo e vide, alla fine, uscirne sconfitto il partito della segregazione.
Così Ernest Gideon Green, uno dei nove, fu il primo studente nero
 a diplomarsi alla Little Rock Central High School.
Hazel Massery poco tempo dopo prese coscienza della gravità del suo comportamento, capì che era animata da stupidi pregiudizi, chiese scusa per quello che aveva fatto e per un certo periodo divenne perfino amica di Elizabeth Eckford.
Anche Mary Ann chiese scusa, e durante un'intervista affermò: "I miei genitori erano persone meravigliose, ma erano anche prodotti della società. Ci hanno insegnato che bianchi e neri non si mischiano. Eravamo molto ignoranti riguardo alla segregazione e all'integrazione."
Ennesima dimostrazione che il razzismo è e resta un prodotto culturale 
come molte altre forme di discriminazione.

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mercoledì 27 novembre 2019

Bella Ciao, l'Inno di chi Lotta e Resiste

Bella Ciao, l'Inno di chi Lotta e Resiste


Bella Ciao, l'inno di chi Lotta e Resiste fa ancora paura ai fascisti
Una Canzone Cantata in tutto il Mondo: 
dai francesi dopo la strage di Charlie Hebdo fino alle ragazze 
curde. Una canzone che è il manifesto di chi resiste

Bella ciao risuona laddove ci si batte e dove si resiste.
 Dalla piazza greca di Tsipras alla Francia di 
Charlie Hebdo
 (i francesi l'hanno intonata contro ogni forma di terrorismo in Place de la Republique). 

Bella ciao è stata cantata in coro a Gezi Park in Turchia fino ai cortei di Occupy Hong Kong. La cantano le ragazze curde, gli intellettali iraniani nel film, la canta chiunque lotta con ardore e orgoglio. Gli operai, gli studenti, le folle in festa, le donne in marcia. La nascita di questa canzone semplice e bellissima è ancora oggi argomento di dibattito e la paternità, oltre che essere dichiarata a più riprese da diversi soggetti, non è chiara. Ovunque però viene, o perlomeno veniva, associata ai partigiani, all'antifascismo e alla Resistenza. Oggi, rilanciata dall'Anpi, a ridosso del 25 aprile rivive della rilettura delle Nuove Tribù Zulu, formazione pioniera in Italia della contaminazione dei generi musicali che, fin dall’inizio della sua lunga storia ha fatto propri i valori dell’intercultura, dell’unità e della solidarietà tra gli uomini e dell’incontro tra popoli, portando avanti progetti tra il nostro Paese, il Sudafrica e l’India. 
Il filmato è stato girato tra Roma e Umbria lo scorso dicembre 2017. 
Francesco Cordio, regista sensibile 
al rispetto e all’affermazione dei diritti umani, ha voluto dedicarlo ai Padri costituenti che il 22 dicembre del 1947 approvarono la Costituzione della Repubblica Italiana.



Bella Ciao - Nuove Tribù Zulu from ANPI on Vimeo.

Spiegano il regista, Nuove Tribù Zulu (ovvero Andrea e Paolo Camerini e Ludovica Valori e i produttori: «In questo difficile momento politico in Italia e nel mondo, dove in Europa, e non solo, soffia un pericoloso vento reazionario e xenofobo che rischia di intaccare anche la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre del 1948, pensiamo sia utile e necessario soffermarsi e riflettere ancora una volta sull’origine dei valori della democrazia, anche in omaggio di quanti persero la vita, permettendo la riconquista, a un’intera nazione, della libertà e di una speranza nel futuro. Bella Ciao, diventata ormai da tempo una canzone universale delle lotte per i diritti dei popoli, travalicando i confini geografici e statuali è cantata praticamente ovunque: dalla Francia alla Turchia, dalla Grecia alla Spagna, fino ad arrivare in America. Per questo, con la realizzazione del videoclip, si vuole onorare una canzone popolare che ci parla di libertà e ci ricorda un momento fondamentale della storia neppure così lontano, e dare un contributo nel veicolare anche attraverso la musica, i valori e il diritto alla vita e alla libertà di ogni essere umano sulla Terra, calpestati dall’autoritarismo 
e il dispotismo di regimi tirannici e dittatoriali".
E noi continueremo a cantarla. Una mattina mi sono svegliato.



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martedì 26 novembre 2019

Salvini che Spara ai Migranti

Salvini che Spara ai Migranti

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E' una Scultura
Siamo Stanchi della sua Violenza

Sta facendo discutere la scultura dell’artista partenopeo Salvatore Scuotto esposta a partire da oggi nella mostra collettiva Virginem=Partena alla galleria Nabi Interior Design di Napoli: l’opera mostra Matteo Salvini che spara a due migranti/zombie su una zattera. L’ex ministro dell’Interno ha definito la scultura “Uno schifo”. L’artista, in tutta risposa, ha dichiarato: “Qui a Napoli ci sono artisti stufi dei suoi modi di fare”.

Ho voluto rappresentarlo come un bambinone che gioca a un videogame popolato da fantasmi, come si vede dai dettagli della pistola che è intenzionalmente spropositata. Dico che il suo messaggio politico è infantile, come una costante Play Station in cui bisogna individuare il nemico e abbatterlo. 

Salvini che Spara ai Migranti

Salvini che Spara ai Migranti


Sta facendo discutere, ed è destinata a far parlare ancora molto, la scultura dell'artista partenopeo Salvatore Scuotto "dedicata" a Matteo Salvini. Esposta nell'ambito della mostra collettiva Virginem=Partena alla galleria Nabi Interior Design di Napoli, la scultura, dal nome "La pacchia è finita!", mostra l'ex ministro dell'Interno con una maglia verde, sulla cui schiena campeggia il numero 49, che in una mano stringe un Rosario e nell'altra una pistola, dalla quale fuoriesce una bandierina con la scritta "Game Over", puntata in direzione di due migranti/zombie su una zattera. "È una contestazione verso la sua politica, non un odio verso la sua persona" ha spiegato a F.it l'autore dell'opera, Salvatore Scuotto. "Salvini deve capire che a Napoli – ha continuato Scuotto – ci sono artisti che sono stanchi di questo suo modo sempre violento di affrontare le discussioni".

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C'è un nuovo testimone che conferma e alcuni verbali di interrogatorio che mettono nero su bianco le accuse nei confronti della Lega: per anni, il partito ha pagato con soldi pubblici delle Regioni decine di suoi dipendenti, e l'ha fatto di sicuro sia in Lombardia che Piemonte. I documenti giudiziari ribadiscono il ruolo di Giancarlo Giorgetti al vertice del sistema, e tirano in ballo un gruppetto di deputati attuali della Lega...


C'è un nuovo testimone che conferma e alcuni verbali di interrogatorio che mettono nero su bianco le accuse nei confronti della Lega: per anni, il partito ha pagato con soldi pubblici delle Regioni decine di suoi dipendenti, e l'ha fatto di sicuro sia in Lombardia che Piemonte. I documenti giudiziari ribadiscono il ruolo di Giancarlo Giorgetti al vertice del sistema, e tirano in ballo un gruppetto di deputati attuali della Lega...    
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Il Bacio della VITA

IL BACIO DELLA VITA


Questa premiata foto del 1967, scattata da Rocco Morabito, è stata intitolata "il bacio della vita". mostra due operatori elettrici, Champion Randall e JD Thompson, in cima a un palo di elettricità.

Hanno fatto la manutenzione di routine quando champion ha sfiorato una delle linee a bassa tensione nella parte superiore del palo di elettricità. Più di 4.000 volt sono entrati nel corpo di Champion e istantaneamente si è fermato il cuore (una sedia elettrica utilizza circa 2.000 volt).

La sua imbracatura di sicurezza ha evitato una caduta, e Thompson, che stava salendo sotto di lui, rapidamente lo ha raggiunto e si è realizzato il respiro bocca a bocca.
Non è stato in grado di effettuare la rianimazione cardiopolmonare, date le circostanze, ma ha continuato la respirazione bocca a bocca, mantenendo attivi i polmoni di Champion fino a quando non ha sentito un leggero battito, poi si è sbottonato l'imbracatura ed è scesa con lui sulla sua spalla.

Thompson e altri lavoratori hanno realizzato rcp per terra a Champion, il cui respiro e il battito cardiaco sono stati gradualmente ripristinati.

Poi sono arrivati i paramedici e il recupero di Champion è stato completo. Il suo compagno gli aveva salvato la vita con quello che nella foto sembra un bacio. Champion è sopravvissuto e ha vissuto fino al 2002, quando è morto di insufficienza cardiaca all'età di 64. Thompson continua a vivere.

La fotografia è stata pubblicata sui giornali di tutto il mondo e ha vinto il premio Pulitzer nel 1968.

Ci sono amici che non sono amici,
E ci sono amici che sono più che fratelli.

(Dal web)



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domenica 24 novembre 2019

Genova : Piazza Banchi e la chiesa di San Pietro


Genova : Piazza Banchi e la chiesa di San Pietro


 L’unica chiesa al mondo costruita con i proventi delle attività commerciali sottostanti. Al centro della piazza una mattonella annerita indica il punto dove venne arsa viva la “Cagna Corsa” la donna ritenuta essere una strega. Sulle scale dell’edificio religioso venne assassinato, per questioni di vendette d’amore, il celebre musicista Stradella e negli scantinati, oggi occupati da una banca, si ode ancora il lamento di un bimbo della famiglia Lomellini morto durante un incendio. E poi gli angeli dell’altare scolpiti senza veli per far dispetto alla Curia e un misterioso Cristo senza mani. Ma soprattutto qui è nato il termine bancarotta.
Queste sono solo alcune delle curiosità di questo luogo ricco di storia.

“Piazza Banchi”. Foto di Luigi Serio.



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Daniela Carrasco 'la Mimo'

Ha commosso il Cile la morte di Daniela Carrasco, l’artista di strada 36enne conosciuta come «la Mimo», volto noto delle proteste di piazza in Cile, trovata impiccata ad una recinzione

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"Mi hanno sepolto, 
ma quello che non sapevano
è che io sono un seme".

Daniela Carrasco 'la Mimo', artista di strada cilena di 36 anni, alcune ore dopo essere stata fermata dai militari, è stata trovata impiccata ad un recinto ed esposta in un comune della città metropolitana di Santiago del Chile.
Violentata e torturata fino alla morte.

Cile, Daniela «el Mimo» trovata impiccata: «Torturata e violentata per aver partecipato alle proteste»
L’artista di strada è stata trovata impiccata in un parco in periferia di Santiago. Le femministe denunciano: «Seviziata per dare un segnale». 

Ha commosso il Cile la morte di Daniela Carrasco, l’artista di strada 36enne conosciuta come «la Mimo», volto noto delle proteste di piazza in Cile, trovata impiccata a una recinzione il 20 ottobre, in un parco in un quartiere periferico della capitale, Santiago. Daniela aveva partecipato alla guerriglia urbana esplosa dopo l’aumento dei costi del servizio pubblico, e alle proteste che da metà ottobre hanno portato in piazza folle oceaniche. Proteste che non si sono placate neanche dopo il rimpasto di governo e la promessa del presidente Sebastian Piñera di un referendum per la riforma della Costituzione, da tenersi nella primavera 2020. Il bilancio, ad oggi, è di 22 morti e oltre duemila feriti.

Ha commosso il Cile la morte di Daniela Carrasco, l’artista di strada 36enne conosciuta come «la Mimo», volto noto delle proteste di piazza in Cile, trovata impiccata ad una recinzione

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Le torture
E se inizialmente la morte della giovane era stata liquidata come un suicidio, versioni poi circolate sui social hanno affermato che prima di morire Daniela era stata fermata e seviziata a morte dai «carabineros». Lo hanno sostenuto per primi il coordinamento locale di NiUnaMenos - corrispondente cileno di «Non una di Meno» - e la Rete delle Attrici, che su Facebook hanno scritto che il corpo della «Mimo» presentava segni evidenti di percosse e violenza sessuale. Facendo appello al governo e alla ministra Isabel Pla perché facciano luce su questa e sulle altre dodici denunce di violenza sessuale presentate da donne che «nel silenzio dei governanti», l’esercito avrebbe inflitto alle donne cilene. I collettivi femministi hanno sostenuto che questo, come altri casi, siano stati un monito per intimidire chi, soprattutto se donna, 
ha partecipato e sta partecipando alle mobilitazioni in Cile.

La polizia
«Daniela è stata rapita dalle forze militari nella protesta del 19 ottobre, spiegano i vicini di casa che il giorno dopo hanno trovato il corpo appeso, esanime, con evidenti tracce di stupro e percosse. Lo stesso giorno è successa un’altra tragedia: Valeska Carmona López è stata colpita per strada mentre stava manifestando ed è morta poco dopo», scrive NiUnaMenos. Nel caso di Daniela, il medico legale (che ha consegnato alla famiglia il suo referto il 20 novembre) e la Procura hanno affermato che la morte sarebbe avvenuta per «soffocamento da impiccagione», escludendo lesioni fisiche attribuibili a violenze sessuali. Al momento, il National Institute of Human Rights (NHRI) non ha ricevuto un reclamo formale per questo caso, che è ancora sotto indagine.

Abusi
Piñera, in una conferenza stampa, ha ammesso errori e violenze commessi dalla polizia nella gestione dell’ordine pubblico. «C’è stato un eccessivo uso della forza, ci sono stati abusi e i diritti di tutti non sono stati rispettati, ma non resteranno impuniti», ha detto il presidente. Parole che non sono certo bastate a fare giustizia per la morte di Mimo. Le associazioni femministe parlano di omicidio di Stato e chiedono chiarezza e giustizia per Daniela «la Mimo» e per le altre donne vittima di violenza. Intanto, sabato prossimo ci sarà a Roma un corteo nazionale contro la violenza sulle donne. «In piazza - assicurano le associazioni femministe - si lotterà anche per lei».




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sabato 23 novembre 2019

Installazione Contro la Violenza sulle Donne

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 il sindaco legaiolo: "una puttanata"
L'opera, un'installazione chiamata "Bad news", 
contro la violenza sulle donne, 
sarebbe dovuta rimanere in piazza fino al 1° dicembre


Installazione contro la violenza sulle donne, il sindaco: "una puttanata"
Un pomeriggio decisamente movimentato quello vissuto ieri nel cuore di Rovato, in piazza Cavour. Poco dopo l'inaugurazione dell'installazione "Bad news", promossa e curata dall'"Associazione Liberi Libri", il primo cittadino, il leghista Tiziano Belotti, ha emesso un'ordinanza per lo smantellamento dell'opera, ordinanza puntualmente messa in pratica da una pattuglia della Polizia locale. Qualche ora prima, lo stesso Belotti - del quale si attende un commento ufficiale sull'accaduto, alla luce di quanto riferito dal direttivo dell'associazione - aveva definito una "puttanata" e una "carnevalata" l'opera allestita lungo il porticato del Vantini.

In un lungo comunicato, l'associazione manifesta lo stupore per la decisione, riportando l'iter autorizzativo dell'installazione e le concitate ore che nel pomeriggio di ieri hanno portato alla decisione del sindaco. Lo riportiamo integralmente. 


21/10/2019: il sindaco e la giunta approvano l'installazione di Bad News.

16/11/2019 ore 11: il sindaco si presenta in piazza definendo l'installazione
 una "puttanata" e una "carnevalata"

16/11/2019 ore 17.30: riceviamo decreto per la rimozione immediata. La motivazione ufficiale è che il comune autorizzava un drappo rosso, si è invece usato un film rosso.

L’associazione Liberi Libri è profondamente triste, delusa e rammaricata nel riferire i gravissimi fatti accaduti nella giornata di oggi, sabato 16 novembre 2019, 
nella bellissima cornice di piazza Cavour, Rovato.
L’associazione Liberi Libri, che coopera da quasi dieci anni con il Comune di Rovato e con altri enti e associazioni in maniera proficua e senza aver mai avuto il benché minimo problema, partecipa sin dal 2015 alle iniziative di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne promosse da Auser Rovato.
Negli anni scorsi abbiamo importato, primi in Italia, l’installazione “What were you wearing? / Com’eri vestita?”, realizzata dall’Università del Kansas e riproposta a Rovato, a Brescia e in diversi altri comuni della nostra provincia in collaborazione con Casa delle Donne -
 Centro Antiviolenza Onlus.
Quest’anno, l’associazione ha voluto proporre un’altra installazione, completamente ideata dagli associati, volta a sensibilizzare il pubblico sulla comunicazione mediatica della violenza di genere e a proporre i modelli e le figure di donne che sono divenute simbolo della lotta a tale turpe forma di violenza o che si sono fatte promotrici di sostegno alle vittime.
L’installazione consiste nell’avvolgere i pilastri del colonnato vantiniano di Piazza Cavour con un film di plastica di colore rosso e nell’apporvi pannelli e immagini esplicative. Il film plastico, riciclabile al 100%, è realizzato in modo da escludere radicalmente
 qualsiasi ipotesi di danno alla struttura del porticato.
Con richiesta protocollata il 20 settembre 2019 abbiamo richiesto l’autorizzazione del Comune di Rovato a procedere con l’installazione.
Testualmente la nostra richiesta così recita: “L’installazione comporterebbe l’affissione di pannelli delle misure di circa 70cmx100cm in corrispondenza dei pilastri di Piazza Cavour, che sarebbero poi anche ricoperti da un drappo color rosso. A tal proposito siamo a chiedere l’autorizzazione all’esposizione di tali pannelli per la durata di circa 3 settimane
 (indicativamente dall’11 novembre al 1° dicembre)”
Con comunicazione del 25 settembre 2019, il Comune ha comunicato che, “visto il parere della Giunta Comunale espresso nella seduta del 23/09/2019, siamo spiacenti di comunicare che non sarà possibile dar corso alla Vostra richiesta del 20/09/2019”.
A seguito di contatti con il Sindaco e con i competenti Uffici, in data 22 ottobre 2019 è pervenuta comunicazione dal Comune di Rovato con la quale “preso atto del nuovo parere della Giunta Comunale, espresso nella seduta del 21/10/2019, si comunica che il rilascio dell’autorizzazione comunale è subordinata al possesso delle autorizzazioni di tutti i proprietari dei Portici Vantiniani”.
L’associazione ha quindi raccolto, uno ad uno, i permessi scritti di tutti i proprietari del piano terra di entrambi gli edifici.
Sono seguiti contatti, sia telefonici che per e-mail, con gli uffici comunali per l’organizzazione dell’installazione.
Il materiale pubblicitario dell’intera rassegna è stato condiviso da Auser Rovato con tutti i partecipanti e con l’amministrazione comunale.
Tutti i membri della Giunta Comunale sono stati invitati all’inaugurazione dell'installazione.
Questa mattina, nel corso del montaggio dell’installazione, il Sindaco, architetto Tiziano Alessandro Belotti, ha improvvisamente intimato la rimozione dell’installazione, 
definendola una “puttanata” e una “carnevalata”.
All’obiezione che l’installazione fosse stata autorizzata dall’Ente che egli si trova a soprintendere, ha negato e ha richiesto l’intervento della polizia locale minacciando denunce
 per non meglio precisati reati.
Si sono quindi presentate due pattuglie di polizia locale che hanno raccolto la documentazione autorizzativa e non hanno adottato alcun provvedimento.
In fiduciosa attesa degli sviluppi di questo increscioso episodio, l'associazione Liberi Libri ha completato l'installazione alle ore 15.00 e alle ore 16.30 si è regolarmente tenuta l'inaugurazione con la partecipazione di numerosi rovatesi, rappresentanti dell'Auser e della signora Piera Stretti rappresentante di "Casa delle donne Brescia".
Alle ore 17.30 si è presentata una terza pattuglia di polizia locale che ci ha notificato un'ordinanza emessa dal comune di Rovato con la quale ci è stata intimata l'immediata "Rimozione delle coperture in telo rosso e film plastico a tutta altezza dai pilastri vantiniani", che equivale, per la natura stessa dell'installazione, alla sua totale rimozione.
Per mero rispetto dell'autorità pubblica e delle regole preposte al vivere civile, e senza alcuna acquiescienza al provvedimento notificato, abbiamo provveduto a smantellare l'installazione.
L' associazione Liberi Libri ribadisce con forza la legittimità del proprio operato e si dissocia energicamente dalla condotta del Sindaco di Rovato: non è oggi possibile frustrare in questo modo il lavoro di decine di volontari che gratuitamente si prodigano da anni per il nostro paese ma soprattutto non è accettabile definire “puttanata” e “carnevalata” una manifestazione di sensibilizzazione sulla violenza di genere realizzata con correttezza, rispetto e intelligenza comunicativa.
Cogliamo l’occasione per ringraziare tutte le persone che ci hanno appoggiato e che hanno consentito l’ideazione e la realizzazione di questa esposizione.
Speriamo che il pubblico possa godere in futuro dell’installazione
 e ci riserviamo ogni azione in ogni competente sede giudiziaria.



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lunedì 18 novembre 2019

Lega Social : Bufale ed Account Falsi

Lega Social : Bufale ed Account Falsi


Report su Salvini con la Lega è in crescita di Consensi
 perchè Usa Bufale ed Account Falsi


Salvini e sulla sua crescita social andata oltre ogni limite. In particolare, si parla della strategia adottata da Luca Morisi, il Responsabile della Comunicazione dell’ex Ministro dell’Interno, fino ad arrivare alla gestione dei soldi arrivati per la giusta spinta dei contenuti pubblicati all’interno dei social network. In particolare su Facebook.

Tra Fake News e Profili Falsi: il quadro dietro l’attività social di Salvini
La puntata di Report presa in esame oggi non ci richiede di analizzare questioni e fatti specifici. Insomma, non si tratta del nostro solito debunking, ma considerando il fatto che si sia parlato a lungo di fake news e di profili falsi, allo scopo di far aumentare l’autorevolezza di Salvini in questo particolare ambiente virtuale, è chiaro che anche la nostra redazione sia chiamata in gioco. Allo stato attuale dei fatti, dal nostro punto di vista per ora non possiamo fare altro che portare alla vostra attenzione quanto emerso finora.

La tesi riportata anche da TPI, più in particolare, è incentrata sull’accusa portata avanti da Giorgio Mottola. A suo dire, infatti esisterebbero numerosi profili che nel gergo social vengono chiamati “fake”. Parliamo di presunti seguaci di Salvini, creati nello stesso periodo e con un minimo denominatore comune: avere meno di 10 follower. In generale, poi, si creano pagine inizialmente affini agli interessi degli utenti in un particolare momento storico, per poi trasformare le suddette pagine in ambienti dove vengono divulgate notizie di natura politica.

Tali news, spesso e volentieri si sarebbero rivelate delle bufale, ovviamente con propaganda verso Salvini. Next Quotidiano, poi, rincara la dose, pubblicando il video di Report in cui si indaga su alcuni finanziamenti riguardanti proprio l’attività social da parte del numero uno della Lega.



#MatteoSelfini, c' è un piano per #Ucciderlo ,   ora sei una #Scorreggia che Cammina

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Berlusconi corre a Venezia dopo aver visto la Ragazza in Tanga

Berlusconi corre a Venezia dopo aver visto la ragazza in tanga
Berlusconi corre a Venezia dopo aver visto la ragazza in tanga


Berlusconi corre a Venezia dopo aver visto la ragazza in tanga



Continua la passerella dei politici sulla agonizzante Venezia, come spesso accade durante le tragedie tutti si fanno avanti per essere intervistati e dire la loro, non importa se l’espressione sarà quella giusta o se il pubblico sarà a favore delle loro dichiarazioni, l’importante è apparire. Silvio Berlusconi lo da bene e non perde occasione per essere presente in queste situazioni, sempre sul pezzo nonostante l’età capisce l’evoluzione della politica e non si tira indietro, anzi siamo convinti che sarà lui ancora una volta a spingerla verso nuovi limiti. Oramai la sua storia fa parte di quella d’Italia e non conoscerla significa ignorare la seconda Repubblica, per lui lo stesso discorso che si è fatto con Craxi: lo si rimpiange per le carenze dell’attuale classe dirigente.

Dopo anni di critiche nei suoi confronti ci ritroviamo con una classe politica non in grado di reggere il confronto con la sua, i ministri da lui messi al Governo  nonostante le leggi fatte ad personam sono stati in grado di proporre delle manovre finanziarie.  C’è chi parla di Berlusconi come presidente della Repubblica, viste le sue ultime apparizioni dove i dialoghi sembrano più pacati improntati a spiegare piuttosto che a mistificare siamo propensi a donargli la nostra fiducia? Ci caschiamo sempre da oltre vent’anni, perché diciamocelo Silvio è Silvio.



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sabato 16 novembre 2019

Liliana Segre


Liliana Segre (Milano, 10 settembre 1930)   è un'attivista e politica italiana,   superstite dell'Olocausto e attiva testimone della Shoah italiana.

Liliana Segre (Milano, 10 settembre 1930)
 è un'Attivista e Politica Italiana, 
Superstite dell'Olocausto e Attiva Testimone della Shoah italiana.

Il 19 gennaio 2018 è stata nominata senatrice a vita 
dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella 
per aver illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo sociale.

Liliana Segre (Milano, 10 settembre 1930)   è un'attivista e politica italiana,   superstite dell'Olocausto e attiva testimone della Shoah italiana.

Nata a Milano in una famiglia ebraica, visse col padre, Alberto Segre (12/12/1899 - 27/04/1944),e i nonni paterni, Giuseppe Segre (30/03/1873-30/06/1944 affetto da una grave forma di Parkinson) e Olga Loevvy (11/11/1878-30/06/1944). La madre, Lucia Foligno, morì quando Liliana non aveva neanche compiuto un anno. Di famiglia laica, Liliana ebbe la consapevolezza del suo essere Ebrea attraverso il dramma delle leggi razziali fasciste del 1938, in seguito alle quali venne espulsa dalla scuola che frequentava.

Dopo l'intensificazione della persecuzione degli ebrei italiani, suo padre la nascose presso degli amici, utilizzando documenti falsi. Il 10 dicembre 1943 provò, assieme al padre e due cugini, a fuggire a Lugano, in Svizzera: i quattro furono però respinti dalle autorità del paese elvetico. Il giorno dopo, Liliana Segre venne arrestata a Selvetta di Viggiù, in provincia di Varese, all'età di tredici anni. Dopo sei giorni in carcere a Varese, fu trasferita a Como e poi a San Vittore a Milano, dove fu detenuta per quaranta giorni.

Il 30 gennaio 1944 venne deportata dal binario 21 della stazione di Milano Centrale al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, che raggiunse dopo sette giorni di viaggio. Fu subito separata dal padre, che non rivide mai più e che sarebbe morto il successivo 27 aprile. Il 18 maggio 1944 anche i suoi nonni paterni furono arrestati a Inverigo (provincia di Como); dopo qualche settimana anche loro vennero deportati ad Auschwitz e uccisi al loro arrivo, il 30 giugno 1944.

Liliana Segre con il padre Alberto negli anni '30

Alla selezione, Liliana ricevette il numero di matricola 75190, che le venne tatuato sull'avambraccio. Fu messa per circa un anno ai lavori forzati presso la fabbrica di munizioni Union, che apparteneva alla Siemens. Durante la sua prigionia subì altre tre selezioni. Alla fine di gennaio del 1945, dopo l'evacuazione del campo, affrontò la marcia della morte verso la Germania.

Venne liberata dall'Armata Rossa il primo maggio 1945 dal campo di Malchow, un sottocampo del campo di concentramento di Ravensbrück. Dei 776 bambini italiani di età inferiore ai 14 anni che furono deportati ad Auschwitz, Liliana fu tra i venticinque sopravvissuti.

Al rientro nell'Italia liberata, visse inizialmente con gli zii e poi con i nonni materni, di origini marchigiane, unici superstiti della sua famiglia. Nel 1948 conobbe a Pesaro, mentre era in vacanza al mare, Alfredo Belli Paci, cattolico, anch'egli reduce dai campi di concentramento nazisti per essersi rifiutato di aderire alla Repubblica di Salò. I due si sposarono nel 1951 ed ebbero tre figli.

La testimonianza della prigionia

Liliana Segre a 13 anni nel 1943, pochi mesi prima dell'arresto


Liliana Segre a 13 anni nel 1943, pochi mesi prima dell'arresto

Pietra d'inciampo a Alberto Segre in Corso Magenta 55 a Milano - 19 gennaio 2017
Per molto tempo non ha mai voluto parlare pubblicamente della sua esperienza nei campi di sterminio. Come per molti bambini dell'Olocausto, il ritorno a casa e a una vita "normale" fu tutt'altro che semplice. Anche Liliana Segre ricorda di non aver trovato
 in quegli anni orecchie disposte ad ascoltarla:

«Era molto difficile per i miei parenti convivere con un animale ferito come ero io: una ragazzina reduce dall'inferno, dalla quale si pretendeva docilità e rassegnazione. Imparai ben presto a tenere per me i miei ricordi tragici e la mia profonda tristezza. Nessuno mi capiva, ero io che dovevo adeguarmi ad un mondo che voleva dimenticare gli eventi dolorosi appena passati, che voleva ricominciare, avido di divertimenti e spensieratezza.»

Nel 1997 è stata fra i testimoni del film-documentario Memoria, presentato al Festival internazionale del cinema di Berlino. Nel 2004 era, con Goti Herskovits Bauer e Giuliana Fiorentino Tedeschi, una delle tre donne ex-deportate intervistate da Daniela Padoan nel volume Come una rana d'inverno. Conversazioni con tre donne sopravvissute ad Auschwitz (Bompiani, Milano). Nel 2005 la sua vicenda veniva ripercorsa con maggiori dettagli in un libro-intervista di Emanuela Zuccalà: Sopravvissuta ad Auschwitz. Liliana Segre fra le ultime testimoni 
della Shoah (Milano: Paoline Editoriale Libri).

Nel 2009 la sua voce fu inclusa nel progetto di raccolta dei "racconti di chi è sopravvissuto", una ricerca condotta tra il 1995 e il 2008 da Marcello Pezzetti per conto del Centro di documentazione ebraica contemporanea, che ha portato alla raccolta delle testimonianze di quasi tutti i sopravvissuti italiani dai campi di concentramento in quegli anni ancora in vita. Nello stesso anno, partecipò al film/documentario Binario 21 di Moni Ovadia, diretto da Felice Cappa, che si ispirava al poema del poeta di origine russa Itzhak Katzenelson Il canto del popolo ebraico massacrato.

Il 27 novembre 2008 l'Università di Trieste le ha conferito la laurea honoris causa in giurisprudenza. Il 15 dicembre 2010 l'Università degli Studi di Verona le ha conferito
 la laurea honoris causa in Scienze pedagogiche.

Nel 2018 ha ricevuto il Premio Passaggi, assegnato da Passaggi Festival a personalità che si sono distinte per l'attività di saggistica o per la loro figura morale.

Nel 2019 ha ricevuto il Premio Art.3, assegnatole "per il coraggioso e quotidiano impegno a mantenere viva la memoria e i valori civili e morali che la nostra Carta costituzionale detta, in particolare con gli articoli 3, 8, 19".

Il 15 giugno 2019 il sindaco di Palermo Leoluca Orlando le ha conferito la cittadinanza onoraria. Il 6 settembre le viene conferita la cittadinanza onoraria del comune di Vasto. Il 4 novembre 2019 anche il Consiglio Comunale di Varese fa lo stesso, all'unanimità.

Senatrice a vita

Il decreto di nomina firmato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella
Il 19 gennaio 2018, anno in cui ricadeva l'80º anniversario delle leggi razziali fasciste, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in base all'art. 59 della Costituzione, nominava Liliana Segre senatrice a vita "per avere illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo sociale". È la quarta donna ad assumere tale incarico, dopo Camilla Ravera (1982), 
Rita Levi-Montalcini (2001) ed Elena Cattaneo (2013).

Il 5 giugno 2018, durante la discussione per il voto di fiducia al governo Conte I, è intervenuta per la prima volta in Senato ricordando le leggi razziali e il suo ricordo di deportata, suscitando il plauso di tutto il Senato. Ha inoltre dichiarato la sua ferma intenzione di opporsi a qualunque legge discriminatoria contro i popoli nomadi e le minoranze e 
di astenersi dal dare la fiducia al nuovo governo.

Un anno più tardi, il 10 settembre 2019, in occasione del voto di fiducia sul secondo esecutivo guidato da Giuseppe Conte la Senatrice decise di votare a favore suscitando le critiche del centro destra, soprattutto della Lega che ne criticò aspramente l'intervento 
dove tra le altre cose la senatrice affermò:

«La politica che investe nell’odio è sempre una medaglia a due facce che incendia anche gli animi di chi vive con rabbia e disperazione il disagio dovuto alla crisi e questo è pericoloso. A me hanno insegnato che chi salva una vita salva il mondo intero, 
l’accoglienza rende più saggia e umana la nostra società»»

Pietra d'inciampo a Alberto Segre in Corso Magenta 55 a Milano - 19 gennaio 2017


Come primo atto legislativo ha proposto l'istituzione di una Commissione parlamentare di indirizzo e controllo sui fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all'odio e alla violenza, proposta sostenuta tra gli altri dai colleghi senatori a vita Renzo Piano ed Elena Cattaneo. Il 30 ottobre 2019 il Senato della Repubblica, con i 151 voti favorevoli di Movimento 5 Stelle, Partito Democratico, Liberi e Uguali e Autonomie e le 98 astensioni di Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia, approva la mozione che prevede nello specifico tre articoli: il primo istituisce la commissione, il secondo ne specifica i compiti, il terzo riguarda il funzionamento stesso della commissione . Durante la discussione in senato la Senatrice intervenne affermando:
«Tale Commissione potrà svolgere una funzione importante: è un segnale che come classe politica rivolgiamo al Paese, di moralità, ma anche di attenzione democratica verso fenomeni che rischiano di degenerare. Istituire questa Commissione, però, è anche l'occasione per colmare una «lacuna» - e qui uso le virgolette con proprietà di causa - perché si tratta di dare un senso più compiuto alla già citata decisione europea»

La senatrice si è inoltre opposta con fermezza all'abolizione del tema 
di ambito storico dall'esame di maturità.

Il 7 novembre 2019, a causa delle crescenti minacce e insulti che le sono rivolti attraverso internet, il prefetto di Milano Renato Saccone, durante il comitato per l'ordine pubblico
 e la sicurezza, le assegna una scorta.


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"L’odio verso Liliana Segre è responsabilità di Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Liliana Segre è stata testimone dell’inferno, ma continua ad avere negli occhi la luce di chi non ha rancore. A lei vogliamo somigliare e non a chi avvelena l’Italia con parole di intolleranza e odio". Questo il tweet pubblicato questa sera da Roberto Saviano, che ha anche definito la Meloni e Salvini "due tra i peggiori politici del nostro tempo" la cui "mediocrità non riesce a frenare la loro infinita brama di potere".
Il giudizio dello scrittore è durissimo: "Questo odio e questa ignoranza che questi due guitti stanno diffondendo ha portato a questo picco, cioè all'odio verso un simbolo così importante (la Segre ndr). La democrazia vive grazie a queste testimonianze perché non riaccadano le stesse dinamiche autoritarie. Chi le ha vissute può portare l'allarme meglio di chiunque altro. Parlate di 'prima gli italiani'; di quali italiani parlate? Di quale Italia parlate? 
Noi non apparteniamo a voi, ci fate schifo. 
Questo è il messaggio che volevo lasciare 
a Salvini e alla Meloni: ci fate schifo".


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